I capi di Stato e di governo rinviano le conclusioni sui “partenariati per la crescita l’occupazione e la competitività”. I Paesi chiedono chiarezza su come sarà finanziato il meccanismo. Merkel: “Ancora molto lavoro da fare”
Quattro mesi di tempo in più per dare forma ad un meccanismo che ancora non convince molti. Dopo il primo giorno di vertice, i capi di Stato e di governo dei 28 decidono di rimandare la conclusione sui “Partenariati per la crescita, l’occupazione e la competitività” ad ottobre 2014, mentre le bozze di conclusione circolate finora indicavano come scadenza giugno dello stesso anno. I contratti tra Stati per “premiare” i paesi Ue virtuosi che attuano le riforme in tempi rapidi incontrano ancora non poche resistenze, soprattutto da parte della Germania, che vorrebbe maggiore chiarezza e garanzie più precise.
“Ne abbiamo discusso molto, ma ad essere onesti c’è ancora molto lavoro da fare”, ha ammesso la cancelliera tedesca, Angela Merkel nella conferenza stampa di questa notte. “Se non vengono offerte riforme vincolate per contratto, non ho denaro da offrire”, ha tagliato corto insistendo sulla necessità di inserire “un carattere costrittivo nella governance”.
“Sono convinta che un maggiore coordinamento economico sia importante per i mercati. Riguarda la credibilità della zona euro” ha continuato la cancelliera secondo cui il ritardo rispetto alle previsioni è dovuto principalmente alle elezioni europee di maggio. Un rinvio che farà ricadere la pratica sotto la Presidenza di turno italiana, che inizierà da luglio di quest’anno.
Per molti Paesi rimane poco chiaro come funzionerà il meccanismo di solidarietà e a chi verrò concesso. Inizialmente si era parlato di sovvenzioni, garanzie o prestiti a tasso agevolato, inferiore al 4 %, ma su come finanziare questi interventi non c’è stata chiarezza. Per ora è sicuro soltanto da dove non arriveranno i soldi: non saranno presi dal bilancio dell’Ue, non da un bilancio specifico e non saranno nemmeno eurobond, un’ipotesi quest’ultima che ha sempre visto la ferma opposizione di Berlino.
Contratti e meccanismi di solidarietà “sono i due elementi principali che abbiamo individuato”, rileva il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy. Il resto è tutto da stabilire. Il punto di partenza è l’idea originaria: le proposte di partenariato si baseranno sui programmi nazionali di riforme varati dai governi e sulle raccomandazioni specifiche per Paese della Commissione europea. Dovranno ottenere il via libera del Consiglio previa discussione con la Commissione Ue, che poi dovrà vigilare sul rispetto degli impegni presi.