Dopo 5 anni a Bruxelles si torna a parlare di Difesa comune. La bozza di conclusioni del Consiglio sottolinea l’importanza di approccio che integri tutti gli strumenti a disposizione dell’Unione. Cameron: “Sensato cooperare, ma non è positivo dotarsi di mezzi comuni”
Il capitolo sicurezza e difesa torna al Consiglio europeo per la prima volta dall’entrata in vigore del Trattato di Lisbona del 2009. Da quanto emerge nella bozza di conclusioni del vertice, l’intenzione dei leader europei è di “rafforzare la cooperazione nel settore” potenziando le capacità civili e militari dell’Unione attraverso – ed è questo l’elemento più importante – un approccio integrato che combini tutte le politiche e gli strumenti a disposizione dell’Ue: diplomazia, politiche di sicurezza, difesa, giustizia, politiche economiche e di sviluppo. Parallelamente, i leader europei hanno esortato tutti gli Stati membri a sviluppare una rete industriale sulle tecnologie di difesa sempre più “integrata, competitiva e sostenibile”, che possa portare benefici anche in termini di “crescita, lavoro ed innovazione per tutto il settore industriale europeo”.
Per far fronte alle nuove sfide alla sicurezza, il Consiglio ha inoltre auspicato: la creazione di un Quadro Europeo di Politiche per la Sicurezza Informatica entro il 2014 e la costruzione di una Strategia di Sicurezza Marittima Europea entro il prossimo giugno. Le tematiche di interesse trasversale, come l’immigrazione illegale, il crimine organizzato ed il terrorismo dovranno essere, secondo i leader europei, affrontate con “accresciute sinergie tra gli attori europei che operano nei settori della giustizia, della sicurezza e difesa comune”. Il rafforzamento della difesa comunitaria dovrà comunque procedere in modo “complementare” al partenariato strategico con la NATO.
Per quanto riguarda l’industria europea, nella bozza di conclusione del Consiglio viene sottolineata l’importanza di un mercato aperto e trasparente nel settore della difesa e delle tecnologie per la sicurezza. Il Consiglio ha invitato gli Stati membri a cooperare ed investire in programmi di ricerca coordinati a livello comunitario. Le piccole e medie imprese, in questo contesto, sono “un elemento importante nell’approvigionamento delle tecnologie per la difesa, risorse che stimolano l’innovazione, ed elementi chiave per stimolare la competitività”. Esse devono, secondo i leader europei, poter “avere maggiore accesso al mercato transnazionale europeo” e collaborare attraverso “networks regionali” e “gruppi di lavoro strategici”. Nel giugno 2015 è previsto un aggiornamento sugli effettivi progressi fatti su tutte le questioni relative alla difesa e sicurezza comune.
Contrastanti le reazioni dei leader europei. Arrivando a Bruxelles, il presidente francese Francois Hollande ha dichiarato: ”si discute di un soggetto che e’ l’Europa della difesa”. Qui ”la Francia ha sempre voluto che ci potessero essere dei progressi, e penso che possiamo giungere a dei risultati”. Ci ha pensato il premier britannico David Cameron a ridimensionare l’ottimismo del premier francese: “E’ sensato per le nazioni cooperare nel campo della difesa cosi’ da garantire la nostra sicurezza. Questo e’ nel nostro interesse, ma non e’ positivo per l’Ue dotarsi di capacita’ comuni, di armi, di mezzi aerei e del resto”.
All’Italia il programma piace, fonti della presidenza del Consiglio hanno spiegato che “si tratta di un passo avanti importante, anche per la nostra industria che nella difesa ha delle eccellenze sia al livello di grandi aziende, come Finmeccanica, sia a quelli di Piccole e medie imprese”.
Marco Frisone