Nella notte raggiunta l’intesa all’Ecofin, un fondo comune da costruirsi in dieci anni servirà da paracadute per risolvere un crollo entro un finesettimana
“E’ un risultato storico”, Dice il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni nella notte, alla fine dell’Ecofin che ha dato il via libero all’accordo generale sul meccanismo unico di risoluzione delle crisi bancarie. L’accordo è stato “raggiunto in tempo molto breve da quando è partito il progetto, ma si è arrivati a mettere a punto tutto gli aspetti essenziali”, ha ministro, aggiungendo che “ci vorrà ulteriore lavoro, è costruzione abbastanza complessa”.
Sarà dunque un processo lungo, ma l’Unione Bancaria procede nei tempi previsti. Dopo la Vigilanza unica affidata ad uno speciale ufficio della Bce, ora il Meccanismo di risoluzione delle crisi sembra aver trovato nell’Ecofin straordinario di ieri la sua via, grazie anche ad una durissima lettera che il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni aveva inviato al presidente dell’Ecofin attaccando il suo collega tedesco Wolfgang Schaeuble. In quella lettera, diventata pubblica ieri, il ministro italiano parlando degli atteggiamenti del collega tedesco lamentava che “bisogna semplificare il sistema, non complicarlo di più”. Ed alla fine le cose si sono sbloccate e il sistema dovrebbe essere in grado di funzionare.
Resta aperta ancora una questione, in questo trittico, che è quella del fondo di garanzia per i correntisti, che attualmente tutela i primi 100.000 euro ed è a livello nazionale. Lo si vuole portare ad avere una garanzia europea, e anche la quantità di danaro protetta potrebbe variare, ma è una discussione che ancora deve partire.
Ieri si è deciso, come aveva chiesto Mario Draghi, sostenitore, se non ispiratore anche della lettera di Saccomanni, che nel tempo di un fine settimana (perché mercati siano chiusi e non si creino tempeste) si dovrà aprire e chiudere l’operazione di salvataggio. La cosa forse più importante è che salvare una banca non farà più aumentare il debito pubblico di uno stato, il che vuol dire che non si rischieranno aumenti dei tassi e dunque maggiori costi per i cittadini.
Nell’intensa giornata di ieri si sono sciolti nodi decisivi, come ha spiegato Saccomanni “nel chiarire che il meccanismo di risoluzione pubblico sarà assistito da un paracadute pubblico”, che “potrà operare in parallelo al fondo salva stati Esm”, dato che questo non potrà essere utilizzato per ricapitalizzare le banche in difficoltà in via diretta. “L’Esm continua a prestare soldi agli stati”, ha spiegato Saccomanni ma non per salvare le banche, proprio per non incidere sul debito pubblico. Il mancato ricorso all’Esm era una condizione tedesca ma, ha sottolineato Saccomanni, “la Germania ha capito l’importanza della mutualizzazione”, ossia la condivisione di costi e benefici, con un fondo che sarà costituito ma mano nei prossimi dieci anni.. Qualche aspetto dell’intesa resta da definire, ma la cosa importante è che sia passato il concetto di affrontare le questioni “insieme”, condividendo gli oneri a livello europeo, per evitare “rischi di contagio”, e solo se un primo intervento di salvataggio fatto da azionisti e obbligazionisti delle banche (fino all’8% del capitale) non avrà avuto successo.
L’obiettivo dell’unione bancaria è proprio di interrompere il legame tra banche e budget nazionali. Istituti soggetti a una unica supervisione e i fondi di salvataggio raccolti a livello europeo per sostenere le banche in difficoltà alleggeriranno la pressione dei mercati sugli stati, agevolando così l’abbassamento del debito. Con il lavoro fatto ieri, ha detto Saccomanni, “stiamo andando nella giusta direzione”.
Il ministro ha poi tenuto a sottolineare che l’impegno italiano in questo negoziato non ha avuto nulla a che fare con la situazione dei nostri istituti di credito. “La questione – ha spiegato – riguarda le banche che devono essere liquidate, un caso estremo che non avrà assolutamente rilevanza per le nostre banche”.
Lor