L’esecutivo Ue propone di vietare la possibilità di “copiare” in laboratorio gli animali da allevamento, di importarli e di commercializzare carne e latte derivati. Borg: “Risposta realistica a preoccupazioni dei consumatori”
Vietato clonare gli animali da allevamento, vietato importare cloni, vietato vendere i prodotti che ne derivano. La Commissione europea tenta di allontanare la possibilità che cibi provenienti da animali “copiati” in laboratorio arrivino sulle tavole dei cittadini europei: l’esecutivo Ue ha adottato oggi due proposte di legge per regolamentare un settore in cui non si era riusciti a mettere mano nel 2011, quando il tentativo di Parlamento e Stati membri di trovare un accordo sulla disciplina relativa ai nuovi alimenti.
Il primo progetto di direttiva della Commissione prevede un divieto temporaneo di utilizzare, nei 28 Paesi Ue, le tecniche di clonazione degli animali da allevamento, nonché di immettere sul mercato cloni animali e cloni embrionali vivi. Resta lecita, per la Commissione, la clonazione per fini come la ricerca o la conservazione di specie a rischio estinzione. Il secondo progetto di direttiva garantisce invece che prodotti alimentari (come carne o latte) derivati da cloni animali non siano immessi sul mercato europeo.
Le proposte della Commissione non riguardano però la progenie di animali clonati e non affrontano il tema di un sistema di etichettatura che imponga di rendere riconoscibile un alimento derivato da animali discendenti da esemplari clonati, proprio il punto su cui si erano arenate le passate discussioni tra Consiglio e Parlamento. Il tema è stato discusso, fa sapere l’esecutivo Ue, ma è tanto complesso da richiedere più tempo. Per questo saranno portati avanti studi di fattibilità e analisi sull’impatto complessivo di una misura di questo genere, indipendentemente dalle proposte di oggi.
L’iniziativa della Commissione sulla clonazione animale “risponde in maniera realistica e attuabile alle preoccupazione in materia di benessere degli animali, nonché alle preoccupazioni dei consumatori in merito ai prodotti alimentari derivanti da cloni animali” ha commentato il Commissario europeo alla salute, Tonio Borg.
Bisogna ricordare che la clonazione non comporta alcuna modificazione genetica. Un clone non è un organismo geneticamente modificato, visto che le tecniche di clonazione non migliorano le prestazione di un animale. Nonostante questo gli allevatori possono valuare di ricorrere alla clonazione per aumentare la quantità di materiale riproduttivo di un animale di particolare pregio.
I Paesi che hanno confermato di clonare animali sul loro territorio sono Australia, Argentina, Brasile, Canada, Giappone e Stati Uniti, ma non hanno indicato a quale scopo. La commercializzazione di prodotti alimentari derivati da cloni richiederebbe quindi l’autorizzazione dell’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) necessaria per l’immissione sul mercato dei nuovi prodotti. E finora, nessun operatore del settore alimentare, né europeo né straniero, l’ha presentata.
Nel 2008 l’Efsa ha effettuato una valutazione scientifica dei rischi in materia di clonazione e ha concluso che non ci sono differenze sul piano della sicurezza alimentare tra carne e latte prodotti da animali clonati (o prole di animali clonati) e quelli prodotti da animali “normali”. Un parere confermato anche nel 2009, nel 2010 e nel 2012.
Le proposte della Commissione saranno ora esaminate da Parlamento e Consiglio, che dovranno prendere una posizione in materia. Ma i tempi saranno tutt’altro che brevi: comunque andranno le cose, le proposte legislative non entreranno in vigore prima del 2016.
Letizia Pascale