Il ministro degli Esteri solleva il problema in una lettera al collega britannico, De Girolamo annuncia il sostegno di altri cinque Paesi membri
Italia pronta a dare battaglia contro l’etichettatura “a semaforo” raccomandata da Londra. Il sistema di tre codici (verde, giallo e rosso) da porre sull’imballaggio dei prodotti venduti nella grandi catene di distribuzione britannica per classificare se un alimento è più o meno salutare, rischia di penalizzare diverse eccellenze del Made in Italy e oltre mille Dop e Igp che potrebbero essere presentati come “malsani”. Ma il governo non ci sta e prepara l’offensiva per impedirlo: il ministro degli Esteri, Emma Bonino, ha aperto un nuovo “fronte bilaterale”, scrivendo al collega britannico William Hague, mentre il ministro delle Politiche agricole, Nunzia De Girolamo, durante il Consiglio Agricoltura dell’Ue in corso oggi a Bruxelles, ha riferito di aver ottenuto il sostegno di altri cinque paesi membri (Ungheria, Bulgaria, Irlanda, Repubblica ceca e Polonia) oltre ai nove (Francia, Spagna, Cipro, Grecia, Romania, Portogallo, Lussemburgo, Slovacchia e Slovenia) che già si erano espressi a favore della posizione italiana durante il Consiglio Salute del 10 dicembre scorso.
Secondo quanto riferito fonti diplomatiche, il ministro Bonino ha scritto al collega britannico il 13 dicembre in risposta a una lettera di Londra su una questione riguardante il British Council in Italia. Alla fine della lettera, secondo le fonti, Bonino ha colto l’opportunità per sollevare la questione del semaforo per i prodotti alimentari, sottolineando l’importanza della questione per l’Italia sul piano europeo e sollecitando l’attenzione del ministero degli Esteri britannico anche al livello dei rapporti bilaterali fra i due paesi.
“Non ho niente in contrario su tutte le informazioni di trasparenza ma c’è sempre un punto che sfugge: il problema della quantità” sottolinea oggi Bonino, che rivendica di avere “seguito la questione prima che si svegliassero in molti”. “Mentre le etichette sono neutre – spiega – se si cominciano a tradurre i componenti in messaggi di pericolo, come un semaforo rosso, discuto l’aderenza alla realtà. Se il problema della quantità non è affrontato, c’è una distorsione”.
In effetti il semaforo avverte i consumatori del rischio che comporta l’eccesso di grassi, sale e zuccheri negli alimenti, ma lo fa in base a valutazioni quantitative indifferenziate, che non tengono conto del modo in cui i prodotti alimentari sono usati: per esempio, è normale bere una lattina di una bibita gassata, ma non si mette un’uguale quantità di olio sull’insalata, eppure il semaforo è rosso per la bibita (troppi zuccheri) come lo è per l’olio extravergine d’oliva (troppi grassi) perché prende come riferimento una dose massima giornaliera (daily intake) per 100 grammi di prodotto.
De Girolamo, da parte sua, ha confermato che la battaglia continuerà con una nuova offensiva il 20 febbraio prossimo, nel Consiglio Competitività dell’Ue, che si occupa delle questioni riguardanti il mercato interno. Protagonista, questa volta, sarà il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato. L’obiettivo è convincere la Commissione europea a mettere sotto esame il sistema volontario britannico, come un potenziale rischio per il mercato unico, e a ottenere che sia modificato. Il ministro delle Politiche agricole ha anche avvertito che, per aumentare la pressione su Bruxelles, potrebbe promuovere fra le imprese agroalimentari italiane un sistema, privato e volontario (le due caratteristiche per cui il “semaforo” britannico non si configura come una violazione delle norme Ue) per applicare l’etichetta ‘made in Italy’ che oggi l’Europa non consente di imporre per via legale.
Letizia Pascale