Mentre il vice premier Arbuzov assicura che la firma ci sarà, Medvedev accusa l’Europa di una “grossolana interferenza” negli affari di Kiev. Alcuni Paesi membri vorrebbero sanzioni per la Russia
Che la firma “presto” ci sarà non sembra più in discussione, ora si comincia a pensare alla “tabella di marcia” per arrivarci. Dall’incontro a Bruxelles tra il commissario europeo all’allargamento, Stefan Fule e il vice primo ministro ucraino, Serhiy Arbuzov arriva la conferma di ciò che il presidente Viktor Yanukovich aveva già assicurato a Cathy Ashton, in occasione della visita dell’Alto rappresentante a Kiev: l’Ucraina è pronta a fare marcia indietro e a siglare l’accordo di associazione a cui il mese scorso aveva detto no, scatenando proteste di piazza che non accennano a placarsi.
“L’Ucraina firmerà presto l’accordo di associazione con l’Unione europea, tenendo conto degli interessi strategici nazionali” ha assicurato Arbuzov, senza però fornire dettagli sulla tempistica. Forte del “chiaro impegno” dell’Ucraina alla firma, il commissario Fule ha assicurato che presto l’Ue preparerà “una road map per l’applicazione dell’accordo”. Sul nodo cruciale dell’ammontare degli finanziari che l’Ue metterà a disposizione di Kiev, a fronte della richiesta di 20 miliardi di euro avanzata dal primo ministro ucraino Mykola Azarov, per il momento nessuno si sbilancia. Sarà “all’altezza delle ambizioni” si limita ad assicurare Fule, senza fornire cifre. E i viaggi di dignitari dell’Unione verso l’Ucraina continuano, nei prossimi giorni ci sarà il ministro degli Esteri lituano Linas Linkevičius, e potrebbe non essere l’ultimo. L’Unione ha ben presente, come spiega un diplomatico nordeuropeo, “che lì c’è un problema interno grande”, che le manifestazioni di piazza di questi giorni in qualche modo rappresentano, ma che va oltre la semplice contestazione della mancata firma. Da Bruxelles nessuno chiede neanche più che venga rispettata la richiesta di liberare l’ex premier Yulia Tymoshenko, “lei è una questione importante, ma non è l’unica” che l’Ue vuole affrontare con Kiev. “Dal vertice di Vilnius la discussione è andata molto oltre l’ex premier, ci son o parecchie cose che non funzionano”, spiega il diplomatico.
Ma se le distanze tra Kiev e Bruxelles sembrano accorciarsi, anche la Russia non molla la presa. Il presidente russo, Vladimir Putin ha assicurato che la porta dell’Unione doganale con Mosca resta aperta, sottolineando che questo è il progetto d’integrazione preferibile per il Paese. “Non imponiamo niente a nessuno ma se i nostri amici lo desiderano siamo pronti a proseguire il lavoro comune” sulla partecipazione dell’Ucraina all’Unione doganale che unisce, per il momento, Russia, Bielorussia e Kazakhistan, ha dichiarato.
La tensione tra Russia ed Unione europea si fa sempre più forte, con i governi di alcuni Stati membri pronti a chiedere sanzioni per il comportamento sovietico. I ministri degli esteri svedese e polacco avrebbero già inviato una lettera ad Ashton per chiedere che nei confronti della Russia si prepari una reazione “muscolare”. Ma anche la Russia non risparmia le accuse. Per il premier Dmitri Medvedev l’apparizione di politici europei e di altri Paesi alle proteste filo europee a Kiev sono una “grossolana interferenza” negli affari di uno stato sovrano.
Tentativi di distensione ci sono invece tra le autorità ucraine e la piazza. Mentre per domenica è prevista un’altra grande manifestazione e i cittadini ricostruiscono le barricate distrutte i giorni scorsi dalla polizia, il presidente, Viktor Yanukovich ha proposto un’amnistia per tutti i manifestanti pro Ue arrestati in questi giorni dalla polizia.
Letizia Pascale