La spaccatura del Pdl fa le sue vittime a Bruxelles. A bocce ferme l’attuale vice presidente della Commissione europea, Antonio Tajani, non sarà confermato nella prossima legislatura europea nell’esecutivo di Bruxelles, in quanto ha scelto, bisogna riconoscergli con un senso di lealtà che dura sin dal 1994, di restare con Silvio Berlusconi, in Forza Italia e all’opposizione.
Il cavaliere (ex?) gli ha dato tanto. In politica certamente tutto. Da “semplice” capo della redazione romana de Il Giornale a portavoce di Palazzo Chigi (un ripiego, perché l’inesperto Tajani per un errore impedì la presentazione delle liste di Fi in Puglia, dove avrebbe dovuto essere candidato alla Camera), poi a deputato europeo, poi ancora capogruppo e vice presidente del Partito popolare europeo, infine commissario al posto di Franco Frattini nell’ultimo scorcio della passata legislatura e, di nuovo dal 2009, commissario e vice presidente dalla Commissione europea. Una bella carriera. E Tajani, uno dei fondatori di Forza Italia non poteva che, lealmente, restare con Berlusconi, anche sapendo che questo, con ogni probabilità, gli impedirà di essere confermato a Bruxelles. Certo, le evoluzioni governative in Italia possono essere imprevedibili, ma oggi la situazione è questa e Tajani sta preparando i bagagli.
Nulla però gli impedisce di candidarsi alle europee del prossimo maggio, per non rischiare di trovarsi “disoccupato” da novembre, quando scadrà la Commissione in carica, fino alle prossime politiche. Alle quali lui ha davvero tanta voglia di candidarsi e anche questo, anche se sarà nel frattempo diventato (di nuovo) deputato europeo, nessuno potrà impedirglielo. Ma non sarà più la stessa cosa. Forse.