Modificato il codice penale, i deputati non sono più assimilabili a funzionari pubblici e così non potranno più essere chiamati a rispondere di abuso d’ufficio o conflitti di interesse
L’Ue: “I cittadini siano uguali, le leggi devono essere applicate anche agli eletti”
I giornali romeni lo hanno definito il “martedì nero della democrazia”. Ieri la Camera dei deputati, dove la coalizione di centro sinistra detiene una solida maggioranza, ha votato a sorpresa una serie di modifiche al codice penale del Paese in modo da garantire agli eletti una sostanziale immunità rispetto ai reati di corruzione. Oltre a cambiare la definizione di “conflitto di interessi”, i deputati hanno modificato il codice penale in modo da rendere il presidente, i deputati e i senatori non più assimilabili a dei funzionari pubblici. Una modifica sostanziale, che significa che da ora in avanti non potranno più essere chiamati a rispondere di abuso d’ufficio, conflitti di interesse né alcun altro reato di corruzione commesso nell’esercizio delle loro funzioni.
Sono anni che la Romania lotta per sconfiggere la corruzione dilagante. Una battaglia su cui anche Bruxelles ha particolarmente insistito, già dall’ingresso del Paese tra i membri dell’Unione, tornando a chiedere più volte a Bucarest di rafforzare gli sforzi in questa direzione. “Tutti i cittadini devono essere uguali di fronte alla legge” ha commentato gli ultimi sviluppi Mark Gray, portavoce della Commissione europea. “Nei nostri precedenti rapporti abbiamo sottolineato che le leggi in materia di corruzione e di conflitto di interessi devono essere applicate anche ai responsabili politici”. L’esecutivo Ue assicura che terrà monitorata la situazione. L’adozione “inattesa” di questo testo, ha assicurato il portavoce, sarà oggetto del prossimo rapporto della Commissione sullo stato di diritto della Romania, previsto per gennaio.
L. P.