Rimaniamo tra i più virtuosi dell’Ue ma tra 2010 e 2011 lo scarto è cresciuto. A livello europeo nessun miglioramento. Reding: “La strada è ancora lunga”
Pari opportunità, uguaglianza di genere, identico trattamento per uomini e donne. Tutti ne parlano, tutti a parole sono pronti a garantirli, ma nella pratica le cose non migliorano. Anzi. Non lasciano spazio a dubbi i dati diffusi oggi dalla Commissione europea sul divario retributivo di genere. Se, a livello europeo, il gap tra gli stipendi di uomini e donne è rimasto assolutamente invariato, in Italia, tra il 2010 e il 2011, è persino aumentato.
A livello europeo lo scarto è rimasto invariato al 16,2%: in sostanza significa che una donna deve lavorare in media 59 giorni in più per ricevere lo stesso stipendio di un collega che fa lo stesso lavoro, con gli stessi titoli e la stessa anzianità. Va lievemente meglio se si guarda al lungo periodo: negli anni dal 2008 al 2011 un miglioramento c’è stato, seppure lievissimo: la differenza è diminuita dell’1.1%.
La situazione varia moltissimo da Paese a Paese: si va da quelli più virtuosi, come la Slovenia, dove il gap è fermo al 2,3% o la Polonia (4,5%) all’Estonia, dove lo scarto è del 27,3%. L’Italia è tra i più virtuosi d’Europa: da noi la disparità retributiva è del 5,8% ma nel 2011 si è registrato un peggioramento rispetto al 5,3% dell’anno precedente.
Secondo la relazione della Commissione, il principale ostacolo alla parità retributiva è l’applicazione pratica delle norme e lo scarso ricorso in giustizia da parte delle interessate. Ma contribuiscono anche sistemi retributivi poco trasparenti, l’assenza di parametri chiari sulla parità retributiva e la disinformazione dei lavoratori. Dal canto suo, la Commissione verifica il recepimento delle leggi sulle pari opportunità. La direttiva del 2006 sul tema è stata sufficientemente e chiaramente recepita solo in due Stati membri (Francia e Paesi Bassi), ai quali la Commissione non ha chiesto ulteriori chiarimenti. Per gli altri 26 Stati membri la Commissione è in attesa di informazioni complementari e garantirà la piena attuazione e applicazione dei diritti sanciti dalle leggi dell’Ue, se necessario anche con procedure di infrazione.
“La strada è ancora lunga prima che l’uguaglianza tra donne e uomini diventi realtà: il fossato retributivo è ancora profondo e lungi dall’essere colmato” ammette la Commissaria europea per la Giustizia, Viviane Reding. “La costatazione più amara – sottolinea la Commissaria – è che le tendenze recenti sono in buona parte attribuibili a una diminuzione delle retribuzioni maschili più che a un aumento di quelle femminili”.
Letizia Pascale