Il candidato alla segreteria Pd: “Il Paese ha fatto tanti sacrifici, non sono stati premiati”
Sulla collocazione europea: “Se non entriamo nel Pse dove andiamo, nel Ppe con Alfano?”
Gli accordi con l’Europa vanno rispettati, ma bisogna anche rendersi conto che “il Paese e l’economia italiana si sono avvitati e non ne usciamo se non c’è un progetto di lungo periodo” un progetto fatto di “scelte strutturali”, scelte che però “in queste condizioni noi non possiamo fare”. Giuseppe Civati, uno dei tre candidati alle primarie del Pd, è venuto a Bruxelles per presentare la sua candidatura agli elettori esteri, e in un incontro con la stampa al Parlamento europeo ha affrontato il tema dell’Europa e del suo rapporto con l’Italia. Civati ammette che le colpe per la cattiva situazione in cui si trova il Paese sono spesso dei “nostri limiti” ma aggiunge però: “Non ci sembra che sia premiato il sacrificio che abbiamo fatto”, eppure a suo avviso “l’Italia ha scontato moltissimo i propri errori in questi ultimi anni, abbiamo fatto manovre più che negli altri Paesi europei, abbiamo rispettato tutti gli indicatori, siamo rientrati nei ranghi”. E quindi forse adesso è il momento che Bruxelles allenti un po’ la morsa e capisca che magari, rispetto a provvedimenti come il reddito minimo (“che c’è in tutti i Paesi ma in Italia no”) dovrebbe avere “un atteggiamento più disponibile, non solo rigoroso” e capire che “ne abbiamo bisogno anche per spiegare agli italiani che l’Europa è importante perché si cura del loro benessere”.
Civati è chiaro “noi dobbiamo stare con l’Europa, dentro e non fuori” ma ci dobbiamo stare “autorevolmente” e non possiamo continuale a sentire argomenti tipo “ce lo chiede l’Europa”, perché in questo momento “gli argomenti sono difficili da far passare visto che c’è un antieuropeismo fortissimo che viene da venti anni di Berlusconi e di Lega che ne hanno creato le premesse. E anche l’atteggiamento di Grillo è molto ostile”. Beppe Grillo con il suo Movimento 5 Stelle potrebbe arrivare adesso anche ad avere dei rappresentanti a Strasburgo, e a chi gli chiede se non pensa che lì i ‘grillini’ potrebbero essere meno intransigenti e trovare alleanze politiche Civati risponde: “Secondo me anche in inglese o in francese decide comunque Casaleggio”.
Ma anche per quanto riguarda le alleanze e le collocazioni politiche Civati non risparmia critiche al Pd che da anni è incapace di decidere in quale partito europeo collocarsi. “Scriveremo libri di storia sul Pd che non entra nel Pse – dice – invece noi ci dobbiamo entrare e avere rapporti con le forze ambientaliste e della Sinistra radicale, ma stando nel Pse”. Anche perché a suo avviso “la domanda altrimenti va rovesciata, se non andiamo nel Pse dove andiamo? A me pare che nel Ppe ci sia un certo Angelino Alfano, io vorrei separare le carriere” scherza.
Quello di cui Civati vorrebbe farsi portavoce è il “cambiamento”, ma stando attenti al fatto che “il cambiamento prende direzioni strane” e c’è “chi lo vuole fare come forza di governo, chi con posizioni più eversive” e così oggi il risultato è “che ci troviamo un governo conservatore in Italia”.
Alfonso Bianchi