Giovedì sera sono andato al Théâtre Saint Michel a vedere lo spettacolo di Serena Dandini.
E ammetto di esserci andato sulla fiducia, non avevo neppure fatto un giro in rete per vedere di cosa si trattasse.
L’unica soffiata, un paio di giorni prima, una mia amica mi ha detto giusto così “en passant”, come dicono loro, che lei aveva letto il libro e che era molto bello, una raccolta di femminicidi attraverso ogni parte del mondo e ogni estrazione sociale, racconti ovviamente tratti da storie vere.
Mannaggia, ho subito pensato, niente pop corn.
E mi fermo subito per dire una cosa, io lo so che ogni tanto quando scrivo, voglia scusarmi l’editore, sembra che scrivo delle cagate. Il che è pur vero, talvolta.
Ma anche dietro alle cagate, spesso, dietro ci sta tutto un lavoro.
Ad esempio, prendo un esempio che mi è particolarmente vicino, io.
Io vi sembra, che scriva tutto storto ogni tanto, e infatti è vero, però poi faccio anche pieno di ricerche, perché voglio che sia uno storto come dico io, non uno storto punto e basta.
Ad esempio adesso mi sono messo qui a scrivere questa cosa sulla Dandini, ho scritto nel titolo la parola Femminicidio.
Poi all’ottava riga ho scritto la parola Femminicidi, al plurale, e mi sono detto Che brutto suono, ma siamo poi sicuri che sia Femminicidio, Femminicidi?
Allora ho aperto il mio amico Hoepli online, ho digitato Femminicidio, mi è venuto fuori Femminiello.
[fem-mi-niél-lo] s.m. dial. A Napoli, giovane effeminato, omosessuale che si prostituisce
Allora ho aperto il mio amico Sabatini Coletti online, ho digitato Femminicidio, mi è venuto fuori Parola non trovata.
Sono andato sul sito degli organizzatori dell’evento, ho guardato in francese, c’era scritto Féminicide.
Allora ho aperto il mio amico Larousse online, ho digitato Féminicide, mi è venuto fuori un punto interrogativo.
Ho aperto la mia amica Wikipedia online, ho digitato Femminicidio, in effetti su Wikipedia la voce esiste, ma mette le mani avanti sin dall’inizio: Questa voce o sezione sull’argomento sociologia è ritenuta non neutrale.
Andiamo su qualcosa di più nazional-popolare, mi sono detto, controlliamo questo dannato plurale che abbiamo già perso mezz’ora per una cagata, siamo solo all’ottava riga.
Allora ho aperto la mia conoscente La Repubblica online alla voce dizionari, ho digitato Femminicidio, mi è venuto fuori Spiacenti, la ricerca non ha prodotto nessun risultato.
Eppure Google mi dice Circa 1.190.000 risultati.
Un milione di risultati non è affatto poco.
Soprattutto per qualcosa che non esiste.
Garzanti, almeno tu. Che c’avrei anche da fare dell’altro che stare la giornata qui a controllare dei plurali.
Dal mio amico Garzanti online:
[fem-mi-ni-cì-dio] n.m.
pl. -di
uccisione di una donna
Etimologia: ← comp. di femmin(a) e -cidio.
Ah, ecco. Allora era giusto.
Dopo mi sono tolto lo sfizio, ho cercato bene Uxoricidio, ma uxoricidio è l’uccisione della moglie, e per estensione del marito. Non è mica la stessa cosa.
Ad ogni modo, lo spettacolo mi è piaciuto moltissimo. Ma moltissimo veramente.
Poi il casting stupendo, tutte bravissime a leggere questi racconti.
Oltretutto, siccome non mi ero informato, credevo fossero tutte attrici, invece ho scoperto dopo che erano che ne so, ministre, regine, cantanti, e sì, qualcuna anche attrice.
E devo dire, bello anche saperlo dopo, che già mi era piaciuto lo spettacolo, scoprire in un secondo momento che erano donne note in altri campi mi ha dato una chiave di lettura ancora diversa.
L’unica cosa, io credevo di avere capito, invece adesso dopo tutte queste ricerche mi è venuto un dubbio.
Ma lo spettacolo, di che argomento trattava?
Ru Catania