Ci hanno provato tutti fino all’ultimo. Ma, come si temeva, al termine della due giorni di dialoghi del summit del Partenariato orientale a Vilnius, la firma dell’Ucraina all’accordo di associazione con l’Unione Europea non c’è. Nulla ha potuto il pressing dei leader dell’Ue contro la paura di Kiev di compromettere i rapporti con Mosca, che non ha perso l’occasione in questi giorni per esprimere tutta la sua contrarietà.
Che non sarebbe stata una partita semplice era apparso chiaro già i giorni scorsi, quando l’Ucraina aveva deciso di congelare i negoziati con l’Ue e di avviare invece trattative con la Russia per la normalizzazione dei rapporti commerciali ed economici. Per non turbare le relazioni con Mosca, il presidente ucraino, Viktor Yanukovich, ha chiesto ai leader dei 28, di avviare un negoziato a tre che coinvolgesse anche Mosca per superare le divergenze in materia economica. Ma la risposta dell’Europa su questo versante non lascia spazio a dubbi: “Ovviamente non è accettabile” ha chiarito in conferenza stampa il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso: “La Russia è un partner strategico dell’Europa e un Paese che rispettiamo molto – ha detto – ma questo non vuole dire che quando stiamo negoziando con un altro Paese possiamo accettare il coinvolgimento di terzi”. Inaccettabile, secondo Barroso, che ci sia un “veto su un accordo bilaterale da parte di un Paese terzo”: questo “è contrario a tutti i principi internazionali”.
Ma il nulla di fatto di oggi, sono sicuri i leader dell’Unione, non è che un risultato temporaneo. La porta per Kiev rimane “aperta” ha assicurato la rappresentante della politica estera dell’Ue, Catherine Ashton, auspicando che l’integrazione continui “il più presto possibile”. La posizione dell’Unione europea “rimane chiara” anche per i presidente del Consiglio europeo, Herman Van Romuy: “L’offerta per firmare il più ambizioso accordo che l’Unione europea abbia mai offerto a uno Stato non membro è ancora sul tavolo”, ha confermato, assicurando che “siamo davvero vicini”.
La mancata firma dell’Accordo di associazione è “senz’altro una cattiva notizia, soprattutto per la modalità con cui è avvenuto”, ha commentato il presidente del Consiglio, Enrico Letta al termine del Summit. “Al presidente Yanukovich ho detto con grande forza che per quanto ci riguarda la porta rimane aperta”, ha riferito letta, aggiungendo che l’Italia si impegnerà durante la sua presidenza di turno perché Kiev possa tornare al tavolo per la firma già il prossimo anno.
Con il no dell’Ucraina, l’obiettivo del summit, di riavvicinare l’Europa ai 6 Paesi post-sovietici (Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldavia e Ucraina) riesce solo a metà. Sono stati firmati, come da previsioni, gli accordi di associazione con Georgia e Moldova e quello per la liberalizzazione dei visti con l’Azerbaijan.
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