L’elezione di Marian Kotleba è l’ultimo esempio dell’ascesa dell’estrema destra
La politica e la società slovacca dovranno trovare la risposta giusta
Durante una recente festività pubblica alcuni radicali polacchi ultra-nazionalisti hanno appiccato il fuoco prima alla scultura di un arcobaleno in una piazza nel pieno centro di Varsavia e poi a un gabbiotto di sorveglianza presso l’ambasciata russa, provocando uno scandalo internazionale. Il collega slovacco degli ultranazionalisti polacchi, Marian Kotleba, si è spinto ancora oltre. Nel weekend ha vinto le elezioni regionali ed è diventato Župan (governatore regionale) della regione di Banská Bystrica. E questo è stato un vero e proprio shock per gli slovacchi.
A essere stato eletto a capo di una delle otto regioni del paese, infatti, è un uomo che ha decantato la Slovacchia fascista e l’espulsione degli ebrei, che ama essere chiamato “Vůdce” (Leader), che sta organizzando una milizia anti-rom e che guida un partito, “La nostra Slovacchia”, il cui programma potrebbe essere sintetizzato così: “Improvvisazione populista con elementi di neonazismo”.
Da quando nel 2010 Jobbik è entrato a far parte del parlamento ungherese non ci si dovrebbe più stupire se la frustrazione e la delusione per gli sviluppi economici e politici in Europa centrale hanno portato al successo dei politici e dei partiti estremistai. Le reciproche accuse e recriminazioni tra i politici slovacchi della sinistra e della destra, dopo il solito gioco dello scaricabarile, lasciano intendere che la classe politica non è riuscita a comprendere fino in fondo il cambiamento nell’umore dei cittadini.
La partecipazione di Kotleba al secondo round ha mobilitato più elettori, che sono affluiti in maggior numero alle urne nelle altre quattro regioni dove si è votato sabato scorso. Inoltre ha raccolto voti da più classi sociali.
La vittoria elettorale ovviamente lancerà Kotleba verso le presidenziali e le elezioni locali del 2014. Anche se non avrà opportunità di vincere, sta preparando il terreno per le elezioni parlamentari del 2016. Come governatore regionale sarà isolato, ma ciò a maggior ragione gli offre la possibilità di presentarsi come vittima del sistema, ritiene per esempio il sociologo Martin Bútora.
Il successo di Kotleba è su più livelli ed è frutto di vari fattori, nei confronti dei quali non tutti gli slovacchi sono suscettibili. Una di queste cause è la generale sensazione di insoddisfazione per lo sviluppo della società slovacca negli ultimi anni. Un’altra causa è il fallimento delle élite di sinistra e di destra, che sono state incapaci di dar vita a un’opposizione a Kotleba, che ha colto tutti di sorpresa passando al ballottaggio.
Il primo ministro Robert Fico ha sostenuto i candidati del suo partito Smer nelle regioni di Nitra e Trnava contro il (presunto) pericolo ungherese, ma non ha avuto tempo da dedicare al candidato del suo partito a Banská Bystrica. Per quanto riguarda i partiti conservatori, il loro candidato si è assolutamente rifiutato di appoggiare il candidato di Smer al secondo turno.
La terza causa è a lungo termine e alquanto subliminale. Secondo il sociologo Michal Vašečka nella società slovacca c’è un gruppo relativamente grande di elettori con una propensione all’autoritarismo, come dimostrano i precedenti successi del Partito nazionale slovacco e dell’Hzds di Mečiar. Questo gruppo è altresì disposto a mettere in discussione il risultato della seconda guerra mondiale, nel senso che contesta la complicità del leader slovacco Jozef Tiso nell’Olocausto e in altri crimini. Secondo Vašečka dalla metà degli anni novanta questa linea di pensiero si è affermata, diventando sempre più forte anche grazie all’influenza della Chiesa cattolica.
La carta dei rom
Benché nel contesto europeo la vittoria di Kotleba si debba inscrivere in una serie di avvenimenti che confermano il fenomeno di crescita dell’estremismo, la sua vittoria va ben oltre il semplice voto di protesta anche perché questo soggetto imprevedibilmente radicale abbina al suo populismo un interrogativo delicato e perennemente irrisolto al riguardo dei rom.
Secondo dati non ufficiali i rom sarebbero un decimo della popolazione slovacca. La maggioranza degli slovacchi percepisce i rom più che altro come un problema di sicurezza e non come una questione umana o di diritti sociali. Ciò va a vantaggio di Kotleba, che per esempio ha acquistato il terreno su cui si trova uno dei molteplici insediamenti rom e intende scacciarli, ricorrendo quindi alla forza come unica soluzione al problema.
Invece della tradizionale carta ungherese, la riscoperta carta dei rom ha spinto nell’angolo dell’estremismo la politica slovacca. La risposta dai rappresentanti politici dei partiti tradizionali rivela che sono stati presi in contropiede e che il successo di Kotleba è uno sviluppo politico inatteso.
Questi sviluppi nella Slovacchia post-1989 non sono stati del tutto positivi per la democrazia liberale e i suoi valori di fondo. Ma nemmeno Ján Slota, il famigerato ex capo del partito nazionale slovacco, si è mai dichiarato così apertamente dalla parte del nazismo e degli emuli slovacchi come ha fatto Kotleba. “Sta facendo molto più sul serio di quanto sembra”, dice Bútora.
In una pubblicazione del Bratislava Institute for Public Issues intitolata Da dove veniamo e dove andiamo: 20 anni di indipendenza, l’ex plenipotenziaria del governo per le questioni dei rom Klára Orgovánová afferma che quando si tratta di quantificare il progresso degli slovacchi nella creazione di una società civile, i rom diventano una cartina di tornasole. Kotleba, così strettamente associato alla questione dei rom, diventerà un test per tutta la politica slovacca nel suo complesso.
Con la sua elezione al posto di governatore regionale, la Slovacchia pare aver fatto un passo indietro. Ma soltanto il modo in cui la politica affronterà la realtà che questo voto democratico implica per la Slovacchia ci dirà in che stato versino la società civile slovacca, la sua democrazia e le sue istituzioni. Trattandolo come un intoccabile potrebbero aumentarne la popolarità. Oppure potrebbero abilmente screditarlo come politico nel suo ruolo di governatore regionale. In questo momento, tuttavia, le chance che possa realizzarsi la seconda ipotesi appaiono assai scarse.
Fonte: PressEurop