L’Aula aveva chiesto la sospensione del Tftp (Terrorist Finance Tracking Programme)
La commissaria Malmstrom: “Soddisfacenti le rassicurazioni del Governo statunitense”
Ma i deputati: Conclusioni dell’esecutivo infondate, si basano solo su garanzie di Washington
Datagate o no, va avanti lo scambio di informazioni tra Ue e Usa per il controllo delle transazioni finanziarie dei terroristi. A stabilirlo è la Commissione europea che, dopo le preoccupazioni sollevate dalle rivelazioni sui programmi di spionaggio statunitensi, tenta di ristabilire un clima di fiducia e analizza i diversi aspetti dello scambio, tra cui il programma Tftp (Terrorist Finance Tracking Programme).
Un programma che sta fornendo dati utili, sottolinea oggi la Commissione nella sua relazione, che hanno permesso di scoprire complotti terroristici e rintracciarne gli autori. Solo per dare alcuni esempi si parla dell’attentato alla maratona di Boston dell’aprile 2013 o delle minacce incombenti sulle Olimpiadi di Londra o ancora dell’addestramento in Siria di terroristi residenti in Europa. Lo scambio di informazioni in questo campo, spiega l’esecutivo Ue, permette di capire quali siano le reti di sostegno finanziario alle organizzazioni terroristiche e aiuta a individuare le persone coinvolte. Negli ultimi tre anni 924 filoni investigativi sono stati aperti in seguito a dati ottenuti proprio da questo programma in risposta a 158 richieste complessive degli Stati membri.
Insomma i risultati del programma ci sono. Secondo alcuni a mancare sono le necessarie rassicurazioni sulla sicurezza dei dati scambiati, viste le presunte intercettazioni della Nsa di dati internazionali sui bonifici bancari dei cittadini europei raccolti dalla società belga Swift. I primi a sostenere questa tesi sono stati gli stessi parlamentari europei che con un voto della Plenaria, a ottobre di quest’anno, hanno chiesto di sospendere l’accordo. Niente da fare, risponde oggi la Commissione europea.
“Abbiamo preso molto sul serio le segnalazioni” e “abbiamo chiesto agli Stati Uniti di far piena luce sulla vicenda” ha spiegato la Commissaria agli affari interni, Cecilia Malmstrom, che si è detta però “soddisfatta delle rassicurazioni espresse dal governo Usa”. Gli Stati Uniti, ha fatto sapere la Commissaria, hanno assicurato di non avere violato l’accordo e promesso che “continueranno a rispettarlo in ogni sua parte”. A chi le fa notare la posizione del Parlamento, Malmstrom risponde: “Non sospendiamo gli accordi con partner internazionali sulla base di un paio di articoli di giornale”. Ma l’esecutivo continuerà a monitorare l’accordo e una nuova valutazione dovrebbe arrivare in primavera.
La decisione già suscita le prime proteste. Quelle della Commissione sono conclusioni rassicuranti “totalmente infondate”, secondo la vicepresidente della Commissione Liberta civili, Sophie In’t Veld (Alde): l’esecutivo, sottolinea, “non ha fatto le inchieste appropriate e le sue conclusioni sono unicamente fondate sulle garanzie degli Stati Uniti”. Insorgono anche i Verdi: “Non possiamo accettare che la Commissione semplicemente ignori le richieste del Parlamento” lamenta Jan Philipp Albrecht: questo, sostiene, è un “serio problema interistituzionale”. “Prima di chiudere questo capitolo – concorda Claude Moraes (S&D) – dobbiamo ricevere una risposta”. Insufficienti le rassicurazioni arrivate dagli Stati uniti anche per i deputati della Gue: “Dov’è la prova? – chiede Cornelia Ernst – mi sto stancando delle garanzie che arrivano senza nessuna prova”.
Esperti di Ue e Usa hanno anche fatto il punto sul cosiddetto accordo Pnr (Passenger Name Record) sul trasferimento dei dati dei passeggeri dei voli in provenienza dall’Ue e diretti agli Usa, entrato in vigore il 1 luglio 2012. Anche in questo caso, secondo la Commissione, le autorità statunitensi hanno applicato l’accordo nel rispetto delle norme che questo stabilisce.
Letizia Pascale
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