Approvato il documento programmatico per aiutare gli Stati membri a garantire la mobilità degli europei tra i diversi Paesi: “È l’essenza della cittadinanza europea”
Una guida pratica da tenere sempre con sé, un vademecum con i punti su cui lavorare assieme a Bruxelles per gestire la libera circolazione delle persone, perché l’attuazione delle regole di Schengen non è facile per tutti. Dalla Commissione europea ecco le cinque azioni che possono andare a vantaggio dei cittadini, della crescita economica e dell’occupazione nell’Ue. Si tratta di un documento programmatico fresco d’adozione per aiutare a sostenere il diritto dei cittadini dell’Ue a vivere e lavorare in un altro Paese dell’Unione europea. Intento del documento è fornire sostegno agli Stati membri, attraverso cinque suggerimenti per rafforzare il diritto di libera circolazione, aiutando nel contempo gli Stati membri a coglierne i benefici.
Si parte dal contrasto ai matrimoni di convenienza: la Commissione intende coadiuvare le autorità nazionali nell’attuazione della normativa Ue, che consente di lottare contro i potenziali abusi del diritto alla libera circolazione, elaborando un manuale per contrastare i matrimoni di convenienza.
In secondo luogo c’è l’applicazione delle norme di coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale nell’Ue. Qui l’esecutivo comunitario sta operando “in stretta collaborazione con gli Stati membri” per chiarire, in una guida che verrà pubblicata entro la fine del 2013, la “prova della residenza abituale” prevista dalla normativa comunitaria sul coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale.
I rigorosi criteri applicati nell’ambito di questa prova garantiscono che i cittadini che non svolgono alcuna attività possano avere accesso alla sicurezza sociale in un altro Stato membro solo dopo aver effettivamente trasferito il loro centro di interesse in quello Stato (ad esempio se vi soggiorna la famiglia).
Terza azione da intraprendere è affrontare le sfide riguardanti l’inclusione sociale, in particolare aiutando gli Stati membri a ricorrere ulteriormente al Fondo sociale europeo. A partire dall’1 gennaio almeno il 20% dei fondi a titolo del Fondo dovrebbe essere investito nella promozione dell’inclusione sociale e nella lotta contro la povertà in ciascun Stato membro.
Quarto punto è la promozione dello scambio di pratiche ottimali tra le autorità locali. Qui la Commissione Ue offrirà sostegno alle autorità locali per condividere le conoscenze acquisite in tutta l’Europa allo scopo di affrontare meglio le problematiche poste dall’inclusione sociale. Entro la fine del 2013 la Commissione porterà a termine uno studio inteso a valutare l’impatto della libera circolazione in sei grandi città e nel febbraio 2014 inviterà i sindaci per discutere le problematiche e scambiare pratiche ottimali.
Infine va garantita l’applicazione in loco della normativa comunitaria in materia di libera circolazione. In tal senso la Commissione istituirà “entro la fine del 2014” e in cooperazione con gli Stati membri, un modulo di formazione on-line volto ad aiutare il personale delle autorità locali a comprendere e ad applicare appieno i diritti dei cittadini dell’Ue in materia di libera circolazione.
“Il diritto alla libera circolazione è un diritto fondamentale e costituisce l’essenza stessa della cittadinanza dell’Unione europea”, ricorda Viviane Reding, vicepresidente della Commissione europea responsabile per la Giustizia. “Oltre due terzi degli europei sostiene che la libertà di circolazione arreca vantaggi al loro paese”. Anche per questo motivo, evidenzia, “dobbiamo rafforzarla e salvaguardarla”. Con il documento di oggi “la Commissione europea intende offrire ausilio agli Stati membri per far fronte alle sfide connesse ai flussi di mobilità”. Le cinque azioni messe a punto dalla Commissione, assicura Reding, “aiuteranno gli Stati membri ad affrontare potenziali casi di abuso e ad utilizzare in modo più efficace i fondi dell’Ue destinati all’inclusione sociale”.
Perla Ressese