E’ molto probabile che Yulia Tymoshenko passerà altri anni in prigione. Il parlamento ucraino non ha ratificato alcune leggi che le avrebbero permesso di uscire dal carcere e ricevere cure mediche in Germania. In questo modo, il governo di fatto ha deciso di non firmare l’Accordo di Associazione e un accordo di libero scambio con l’Unione europea al prossimo vertice del Partenariato orientale che si terrà a Vilnius alla fine di novembre.
Questa è una grossa sconfitta sia per l’Ucraina, sia per l’Ue. Questa era la migliore offerta che Bruxelles poteva fare all’Ucraina. Per l’Unione, questa rappresenta un fallimento di tutta la politica del Partenariato orientale, che dal 2009 aveva rafforzato l’impegno di Bruxelles verso tutta l’Europa dell’Est. Solo la Moldova e la Georgia sembrano convinte dell’opportunità di cogliere quest’offerta. Cosa è andato storto?
Una buona parte della spiegazione si trova nell’ambiguo e difficile rapporto tra Mosca e Kiev. E’ ironico che la Russia abbia imitato lo stile dell’Unione europea nel proporre la creazione dell’Unione doganale euro-asiatica agli stessi paesi a cui l’Ue ha offerto gli Accordi di associazione e di libero scambio. Le due offerte non sono compatibili tra loro. La Bielorussia è sempre stata legata alla Russia; a settembre l’Armenia ha stupito l’Unione cambiando la sua posizione e accettando la proposta russa; e ora possiamo aspettarci che anche l’Ucraina si avvicinerà alla Russia.
Mosca ha anche tirato fuori le sue note tattiche per ‘persuadere’ questi paesi a spostarsi nella sua orbita, minacciando i rapporti commerciali e il taglio dell’approvvigionamento energetico se Kiev avesse firmato gli accordi con l’Ue. L’Ucraina ha una situazione finanziaria precaria e una leadership che è più interessata al fare affari e a farsi rieleggere (le elezioni presidenziali saranno nel 2015) che al futuro del paese. Sembra che i vantaggi di breve termine abbiano avuto la meglio su quelli di lungo periodo.
La domanda è se questo stato di cose sarebbe potuto essere gestita diversamente dall’Unione. Incolpare la Russia probabilmente riflette una buona parte di ciò che si sono detti i due presidenti, Yanukovich e Putin, incontrandosi a quattrocchi. Ma anche l’Ue potrebbe trarne qualche lezione sul come utilizzare la propria capacità di influenza e su come tarare il rapporto tra richieste di riforma e offerta di incentivi – quello che gli analisti chiamano condizionalità.
In primo luogo, la personalizzazione dei rapporti politici intorno alla persona di Yulia Tymoshenko è stata, semplicemente, un errore. Da molti è considerata un’eroina rivoluzionaria, molto vicina ai leader della famiglia del Partito popolare europeo. Ma una cosa è simpatizzare con un’alleata politica, un’altra iniziare un’offensiva contro la ‘giustizia selettiva’ in Ucraina solo intorno ad un’esponente politico. Il settore giudiziario non funzionava secondo criteri democratici anche prima che iniziasse il processo contro Tymoshenko, ma questo non veniva sottolineato con molta forza dall’Ue. Una lezione da trarre da questa vicenda è che Bruxelles dovrebbe concentrasi sulle riforme democratiche dello Stato ed evitare di essere coinvolta in dispute tra rivali politici, in un paese che non è famoso per gli standard morali dei suoi leader
La personalizzazione della situazione politica in Ucraina ha anche limitato gli spazi di cui l’Ue poteva disporre per negoziare con Kiev. Tymosheko stessa aveva chiesto a Bruxelles di firmare gli accordi, ma l’Unione non può fare un passo indietro rispetto alle condizioni che essa stessa aveva posto senza perdere la faccia. Un’attenzione alla qualità delle riforme avrebbe invece dato all’Unione uno spazio per interpretare il progresso effettuato e per negoziare più liberamente. Il parlamento ucraino, ad esempio, ha approvato una legge sulla riforma elettorale – una delle tre condizioni poste dall’Unione. Questo rappresenta troppo poco, troppo tardi, ma senza il caso Tymoshenko imperante, ci sarebbe stata la possibilità di sostenere che del progresso era stato compiuto, anche se insufficiente.
In terzo luogo, l’accordo di libero scambio non offre vantaggi concreti nel breve termine o incentivi specifici agli ucraini. Anzi, inizialmente l’accordo porta dei costi di adattamento che lo stato, le imprese e settori della società dovrebbero pagare. In tutti i paesi del vicinato dell’Ue, compresi quelli in situazioni finanziare disastrose, Bruxelles non sta offrendo degli incentivi finanziari per compensare I costi di approssimazione al nuovo regime commerciale. Con contesti politici instabili è difficile anche per i governi più pro-europeisti spingere per un accordo che nel breve comporta più costi che benefici.
Il pacchetto che l’Unione ha offerto all’Ucraina è il migliore che sia mai stato offerto. Bruxelles non sta per lanciare un piano Marshall verso i suoi vicini nonostante il fatto che questi paesi stanno diventando più instabili. La sfida strategica della regione è chiara nelle capitali europee, ma non è apprezzata nello stesso modo. La quarta lezione da trarre da questa vicenda è che le capitali dovrebbero ragionare meglio, e insieme, su come affrontare le sfide nel vicinato.
Rosa Balfour