La Commissione invia un parere motivato per i ritardi nel recepimento della direttiva contro la tratta di essere umani, per cui il nostro paese chiede un’operazione militare comune
L’Italia vuole un intervento europeo nel Mediterraneo per la gestione dei flussi migratori e il contrasto alla tratta degli esseri umani, ipotizzando addirittura un’operazione militare sulla falsa riga della missione anti-pirateria “Atalanta” nel corno d’Africa, ma scivola proprio sul terreno che chiede agli altri di percorrere. Il nostro paese non fa certo una bella figura, ma tant’è: la Commissione europea ha inviato un parere motivato alle autorità italiane per la mancata attuazione delle norme comunitiarie in materia di tratta degli esseri umani. E’ la decisione presa in occasione dell’adozione del pacchetto mensile di infrazioni, una tra le tante (contro il nostro paese i casi sono ben undici, questo mese) ma la più eclatante, che suona quasi di ‘bocciatura’ per il nostro paese. La decisione l’ha presa Cecilia Malmstrom, il commissario europeo per gli Affari interni, la stessa – per intenderci – che ha promesso una vasta operazione dell’agenzia Frontex (responsabile del controllo delle frontiere esterne) da Cipro alla Spagna.
L’Ue farà la propria parte, ma l’Italia? La direttiva Ue in materia di tratta degli esseri umani “può fare una reale differenza per la vita delle vittime ed evitare altre vittime potenziali”, ricorda e ammonisce Bruxelles. La direttiva prevede azioni in diverse aree, quali le disposizioni del diritto penale, le azioni penali contro gli autori dei reati, il sostegno alle vittime e i diritti delle vittime nei procedimenti penali, la prevenzione e il controllo dell’attuazione. Peccato che l’Italia risulti tra i paesi che non hanno completato il recepimento. Il 29 maggio l’Italia aveva ricevuto una lettera di messa in mora, documento che apre la procedura d’infrazione. La situazione, in sintesi, è la seguente: “Oltre 6 mesi dopo il termine per il recepimento della dittiva e nonostante le lettere di costituzione in mora inviate il 29 maggio 2013, l’Italia ancora notificato alla Commissione le misure nazionali adottate per attuare le norme Ue”. L’Italia, oltre al danno, rischia la beffa: oltre alla gestione dei flussi migratori e al traffico di esseri umani, per cui ha chiesto solidarietà europea, potrebbe ritrovarsi deferita alla Corte di giustizia se entro due mesi non ottempera ai propri obblighi.
La decisione della Commissione europea si somma alle altre nove per cui è stato inviato un parere motivato. Tra queste, il mancato rispetto delle norme Ue per quanto riguarda i ditti dei passeggeri nel trasporto ferroviario. L’Italia, questa la contestazione, “non ha ancora istituito un organismo ufficiale e autorizzato a vigilare sulla corretta applicazione dei diritti dei passeggeri ferroviari nel suo territorio, né ha stabilito norme volte a sanzionare le violazioni della legislazione pertinente”. Mancanze che non consento ai passeggeri che si spostano in treno in Italia o dall’Italia verso altri paesi dell’UE di “non far valere i loro diritti in caso di problemi durante il viaggio”. A oggi l’Italia ha istituito un organismo provvisorio, quando il regolamento Ue avrebbe dovuto essere attuato entro il 3 dicembre 2009. Da qui la richiesta di “intervenire per assicurare la piena conformità alle norme dell’Ue”. Immancabile il richiamo di carattere ambientale, e più precisamente legato alla gestione dei rifiuti. All’Italia si danno due mesi di tempo per trasmettere a Bruxelles “informazioni dettagliate” sulle modalità di recepimento nel diritto nazionale della legislazione dell’UE in materia di stoccaggio del mercurio metallico considerato rifiuto. Qui, da parte dell’Italia, c’è “il mancato rispetto” dei termini di recepimento.
Renato Giannetti