La Commissione propone oltre 24 mila euro di multa al giorno per il nostro Paese a causa del mancato recupero di sgravi concessi a imprese di Venezia e Chioggia negli anni ‘90
Erano i lontani anni ‘90 quando lo Stato italiano concedeva alcuni sgravi degli oneri fiscali ad imprese del territorio di Venezia e Chioggia. Aiuti che la Commissione europea, nel 1999, ha ritenuto incompatibili con le norme in materia di aiuti di Stato. 14 anni sono passati ma solo il 20% degli aiuti illegali sono stati recuperati, nonostante nel 2011 una sentenza della Corte di giustizia abbia imposto al nostro Paese di mettersi in regola.
Così oggi la Commissione deferisce nuovamente l’Italia alla Corte di giustizia Ue e, trattandosi del secondo deferimento per il mancato rispetto di una sentenza precedente, propone sanzioni per il nostro Paese. Si parla di oltre 24 mila euro al giorno, per ogni giorno trascorso dalla prima sentenza della Corte fino alla seconda (o alla piena messa in regola del nostro Paese, se dovesse anticipare la seconda sentenza della Corte). Non solo: per l’Italia ci sarebbe anche una penalità decrescente di oltre 187 mila euro per ogni giorno che trascorrerà dalla sentenza fino all’attuazione. Queste le cifre proposte della Commissione ma l’importo definitivo della penalità sarà stabilito dalla Corte.
Gli aiuti considerati illegali sono stati concessi a tutte le imprese situate nelle zone di Venezia e Chioggia dal 1995 al 1997. Si trattava di riduzioni o esenzioni dal versamento di oneri sociali per la creazione e il mantenimento di posti di lavoro. Nel 1999 la Commissione ha però stabilito che alcuni di questi aiuti, concessi al solo scopo di salvaguardare posti di lavoro esistenti o concessi a grandi imprese in zone che non presentavano svantaggi regionali, erano incompatibili con le norme europee in materia di aiuti di Stato.
Nel 2007, l’esecutivo Ue ha constatato che l’Italia non li aveva ancora recuperati e ha agito nei suoi confronti dinanzi alla Corte di giustizia che, nel 2011, ha certificato l’inadempienza del nostro Paese. Lo scorso anno, con una lettera di costituzione in mora, la Commissione aveva avvertito l’Italia che se avesse continuato a non mettersi in regola, sarebbe stata deferita per la seconda volta. Deferimento che oggi è arrivato, con relativa richiesta di sanzioni.
Letizia Pascale