Un voto “estremamente importante” ma le cifre stanziate “sono molto lontane dalla perfezione”, il Parlamento europeo avrebbe “preferito un bilancio pluriennale più ambizioso”. Con queste parole ha salutato il voto della plenaria sul Multiannual financial framework (Mff) il Presidente Martin Schulz, un voto che ha messo definitivamente la parola fine su una lunga battaglia iniziata nel giugno 2011 con la proposta dell’esecutivo di Bruxelles, continuata con il voto degli Stati lo scorso febbraio, poi il primo compromesso con l’Aula del luglio scorso e infine, dopo mesi di trattative sulle ultime questioni ancora da limare, con il definitivo sì dell’Aula di quest’oggi che, con 537 voti a favore, 126 contrari e 19 astensioni, sancisce che il Quadro finanziario pluriennale dell’Ue per il periodo 2014-2020 sarà di 960 miliardi di euro in impegni finanziari e 908 miliardi in pagamenti (a prezzi del 2011).
L’Aula, che avrebbe voluto più soldi e non certo contenta del fatto che questo settennio avrà meno risorse in termini assoluto rispetto a quello che sta terminando, cosa mai accaduta in passato, ha ottenuto però una maggiore flessibilità nello spostamento dei fondi non corrisposti e degli impegni di spesa, fra gli anni e tra le categorie di spesa. “Abbiamo introdotto un nuovo meccanismo di flessibilità per ottimizzare l’utilizzo dei fondi disponibili e per contribuire a compensare la riduzione del bilancio” ha spiegato Ivailo Kalfin (S&D). Secondo il negoziatore socialista dell’Aula questo permetterà “l’anticipazione di finanziamento per fare in modo che le spese importanti relativi alla disoccupazione giovanile (6 miliardi di euro) e per sostenere le piccole e medie imprese, la mobilità dei giovani e di ricerca e sviluppo possano essere portati avanti per i primi due anni del nuovo Mff”.
Vista la complessità del sistema finanziario corrente che è totalmente dipendente dai budget nazionali, il Parlamento, che avrebbe voluto poter dotare l’Ue di risorse proprie, ha ottenuto soltanto la formazione di un gruppo di lavoro di alto livello sulla questione, con l’obiettivo di riformulare gli accordi sulle fonti di finanziamento dell’Ue. “Il gruppo verrà guidato da una personalità indipendente e di alto prestigio, un ex capo di Stato o di governo o un ex ministro delle finanze” ha spiegato a eunews.it Alain lamassoure, presidente della commissione Bilancio dell’Aula. Persone “del calibro” di Mario Monti o Jean-Claude Junker ha aggiunto. La proposta è stata appoggiata dagli Stati membri e i lavori inizieranno a breve.
Il Parlamento ha ottenuto poi l’inserimento di una “clausola di revisione”, secondo cui si chiederà alla Commissione di presentare un’analisi per rivedere il funzionamento del bilancio Ue a lungo termine nel 2016 , tenendo conto delle circostanze economiche del momento e, eventualmente, rivedere gli stanziamenti. “Non siamo certo eccitati per queste cifre” si è lamentato il presidente del gruppo S&D Hannes Swoboda, che ha comunque riconosciuto i miglioramenti del testo rispetto al compromesso originario di luglio. Swoboda ha però aggiunto: “Siamo molto scontenti della cosiddetta ‘macro-condizionalità’. È folle punire le regioni con problemi economici drastici perché i governi nazionali non riescono a rispettare i propri impegni fiscali”. La macro-condizionalità è un principio fortemente voluto in seno al Consiglio europeo che afferma che quegli Stati che dovrebbero in futuro avere squilibri macroeconomici gravi come quelli della Grecia potrebbero rischiare, per punizione, di perdere i fondi strutturali. Il tutto però dopo un voto di Consiglio e Parlamento che rende l’eventualità molto remota visto che l’Aula difficilmente consentirebbe a una scelta del genere.
Grazie a questo voto è stato possibile dare il via a Erasmus+, Europa creativa, domani alla Politica agricola comune e a tutti i programmi comunitari che necessitano un qualsiasi tipo di finanziamento comunitario. Per l’entrata in vigore definitiva del nuovo bilancio manca ora solo l’ok dei ministri che arriverà, senza dibattito, durante Consiglio competitività del 2 dicembre.
Alfonso Bianchi
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