Il vicepresidente del Parlamento Ue presenta a Bruxelles la sua campagna per le primarie
Sull’Europa: “Il paletto del 3% è come avere un cappio al collo che impedisce di investire”
E sui diritti civili: “Per un bambino meglio due genitori dello stesso sesso che l’orfanotrofio”
Nella corsa per l’elezione del prossimo segretario del Partito democratico non dovrebbe mancare un candidato “europeista, meridionalista, riformista”. Così da Bruxelles Gianni Pittella spiega perché spera di potere continuare la sua corsa come segretario del Partito democratico quando il 24 novembre, la Convenzione nazionale deciderà chi tra i quattro candidati potrà essere uno dei tre che avranno diritto a partecipare alle primarie del prossimo 8 dicembre. Dietro alla candidatura, spiega il vicepresidente del Parlamento europeo, la voglia di dare al partito “un’anima socialdemocratica europea”. In questi anni, il Pd “ha discusso molto e deciso poco” lamenta Pittella e “se rimane questo, è un partito destinato a morire”.
Occorre invece prendere decisioni nette in molti settori. A partire dalla riforma del fisco. Secondo Pittella è fondamentale “ridurre il cuneo fiscale, di almeno 15-20 miliardi”. Inutile parlare, come sta facendo il governo, di una riduzione di 2-3 miliardi: “La legge di stabilità di Letta – commenta il candidato – è poco più che una camomilla neanche riscaldata”. E poi bisogna intervenire sul welfare, investendo su ricerca e innovazione, pensare ad una riforma elettorale che “va fatta subito” in senso bipolarista, in modo da non consentire l’esistenza di un centro equidistante che si allei di volta in volta a destra e a sinistra. Ma secondo Pittella il Pd è fermo da anni anche sulla difesa dei diritti civili: “Se un bambino è in orfanotrofio per me è meglio che stia con due genitori dello stesso sesso” spiega.
Davanti a una platea di italiani a Bruxelles, il candidato sottolinea anche l’importanza della rappresentanza degli italiani all’estero per dare risposte a chi “non si è mai considerato un cittadino di serie B e non ha mai reciso il legame con il suo Paese”. E ancora, occorre intervenire sull’immigrazione, con una revisione radicale della Bossi-Fini, ridurre gli sprechi della pubblica amministrazione, ad esempio con il taglio delle province. Da non trascurare, insiste Pittella, anche il tema del mezzogiorno, “che non fosse stato per la mia presenza non sarebbe mai entrato nella campagna elettorale”.
Da europeista Pittella non risparmia comunque critiche alla dura disciplina di bilancio dell’Ue. “Il paletto del 3% è un’idiozia – non fa giri di parole – è fallimentare vivere con un cappio al collo che impedisce di investire”. La politica di austerità, secondo Pittella, ha portato in Italia ad un “massacro sociale”: “Ci sono 6 milioni di persone che vivono in condizioni di indigenza, con meno di 500 euro al mese, poi ci sono gli esodati, gli invisibili che perdono il lavoro a 50 anni, i giovani disoccupati, gli imprenditori che falliscono”. Per questo “occorre rivedere il patto di stabilità”. Molto c’è da fare anche per la drammatica questione della disoccupazione giovanile. Secondo Pittella si può partire dall’estensione dell’Erasmus fino ai 35 anni, ma anche immaginare un contratto generazionale sullo stile di quello introdotto da Hollande in Francia, fino ad arrivare all’introduzione del reddito di cittadinanza o ad interventi pubblici per le giovani coppie alla ricerca di una casa.
Letizia Pascale
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