Il socialista ha già dato il via ai colloqui con Verdi, Liberali e Sinistra per avere il loro appoggio
Cerca di accreditarsi come l’anti-Merkel, ma proprio con lei il suo partito governerà a Berlino
A sentirlo parlare si vede che sente già la vittoria in tasca. Nel presentare ufficialmente alla stampa la sua candidatura alla presidenza della Commissione europea, Martin Schulz non fa mistero del fatto che ha già dato il via ai colloqui con altre forze politiche di centro e di sinistra del Parlamento di Strasburgo, con il cui appoggio (e solo grazie al quale) il socialista tedesco potrebbe diventare il successore di José Manuel Barroso alla guida dell’esecutivo di Bruxelles. Il Partito socialista europea ha dato un forte sostegno al candidato unico. Formalmente l’investitura avverrà al congresso del Pse del prossimo primo marzo, ma già 19 partiti sui 32 aderenti alla formazione di centrosinistra hanno dato il loro endorsement e non ci sono altri contendenti. “C’è una maggioranza travolgente dietro di me” risponde baldanzoso Schulz a chi gli chiede se non fosse stato meglio organizzare delle primarie.
IL VANTAGGIO DEL PSE – Il Presidente del Parlamento sa bene che a parte la Sinistra Unita, che ha già dato il suo endorsement al greco Alexis Tsipras di Syriza, gli altri partiti sono ancora in alto mare nella scelta del candidato unico. E questo è il suo punto di maggiore forza. “Liberali, Verdi e Sinistra unita hanno già detto che dopo le elezioni si riuniranno per decidere chi sostenere” rivela Schulz, che ben sa che nessuna di queste forze prenderà più voti del Pse e che lui avrà bisogno del loro appoggio perché, come lui stesso riconosce, nel Parlamento europeo che uscirà dalle elezioni di maggio nessun partito avrà la maggioranza assoluta, ma solo quella relativa e per questo, dice, “la maggioranza si baserà sulla combinazione di forze differenti”.
LA NOMINA DEL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE – Secondo l’articolo 17 paragrafo 7 del trattato di Lisbona sta al Consiglio europeo proporre a maggioranza qualificata all’Europarlamento un candidato alla Presidenza dell’esecutivo, ma deve farlo “tenuto conto” dei risultati delle elezioni del Parlamento. Il candidato proposto deve essere quindi votato a maggioranza dall’Aula. Nell’Emiciclo attuale le 4 compagini politiche di Socialisti, Liberali, Verdi e Sinistra insieme totalizzano 358 dei 736 parlamentari. Solo 11 in meno rispetto alla maggioranza assoluta. Con un risultato positivo alle prossime consultazioni potrebbero raggiungere insieme la maggioranza e a quel punto, anche se il Consiglio pensasse di proporre un candidato Popolare nel caso in cui questi ultimi avessero la maggioranza relativa nelle urne, Schulz avrebbe i numeri per dare il via a un braccio di ferro istituzionale.
I CONTATTI CON GLI ALTRI GRUPPI – “Stiamo sondando la disponibilità di questi gruppi a sostenere Schulz dopo le elezioni e siamo fiduciosi che le cose possano andare per il verso giusto. Al Pasok (partito socialista greco, ndr) sono già giunti segnali positivi dalla sinistra greca. Tutto starà a trovare dei punti comuni” spiega a eunews.it Ruairi Quinn, ministro dell’Istruzione del irlandese e tesoriere del Pse. Il problema starà nel mettere d’accordo i liberali (che sono liberisti) con la Gue, che è anticapitalista. “È lì che avrà inizio il gioco della politica” afferma Quinn che si mostra più che convinto del fatto che Schulz sia stato il politico giusto su cui puntare. “Al Ppe sono molto indietro sulla nomina di un candidato unico, e adesso non riescono trovare nessuno che voglia mettersi in corsa. Quale capo di Stato o di Governo rischierebbe di perdere la faccia facendosi battere da Schulz?” si chiede Quinn. I Popolari sono stati i primi a proporre la candidatura unica alla presidenza della Commissione alle elezioni europee, ma in effetti fino ad ora hanno faticato a convergere su un nome. Se sia o meno per paura di Schulz, questo per loro è comunque uno svantaggio in questo momento.
IL PUNTO DEBOLE DI SCHULZ – Ma proprio dal Ppe, e nello specifico dai cristiano democratici tedeschi, il maggiore partito della famiglia popolare europea, potrebbero venire i maggiori problemi per il candidato socialista. Schulz infatti si troverà a dover spiegare come lui – il politico che chiede “lotta contro la disoccupazioni, più regole per i mercati finanziari, unione bancaria” e in generale meno austerità – possa ritenersi alternativo ai popolari, che in Europa hanno il volto e il nome di Angela Merkel, se proprio con i popolari il suo partito sarà probabilmente al governo in Germania. “A Berlino non negoziamo la candidatura socialista in Europa, se ci sarà una Grande coalizione sarà una coalizione di un Paese”, ma “nella campagna elettorale europea entreremo come avversari” prova a spiegare Schulz. Chissà se questa spiegazione convincerà gli elettori e i suoi (possibili) futuri alleati a Strasburgo.
Alfonso Bianchi
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