Sono pratiche e leggere. Resistenti quanto basta per essere usate una volta, ma non abbastanza per essere riutilizzate. Così le buste in plastica super sottili, quelle con spessore inferiore ai 50 micron, quasi sempre sono solo “usa e getta” e passano presto dalle case dei consumatori all’ambiente, dove resistono anche per centinaia di anni, soprattutto sotto forma di rifiuti marini che minacciano pesci e uccelli. Per questo la Commissione europea ha deciso di dichiarare guerra alle buste di plastica in materiale leggero, adottando una proposta di legge che obbliga gli Stati membri a ridurne l’uso.
Tecnicamente, la proposta modifica la direttiva sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio, introducendo due nuovi elementi. Da un lato obbliga gli Stati membri ad adottare misure che riducano il consumo delle buste in plastica più sottili e quindi più a rischio “usa e getta”. Dall’altro, lascia agli Stati la scelta del tipo di misure per raggiungere il risultato: possono consistere in strumenti economici, come imposte e prelievi, obiettivi nazionali di riduzione o restrizioni alla commercializzazione, sempre nel rispetto delle norme in materia di mercato interno contenute nel trattato sul funzionamento dell’Ue.
Il nostro Paese si era già mosso in questa direzione, introducendo nel 2006 il bando delle buste monouso non biodegradabili e compostabili, entrato in vigore il primo gennaio 2011. Una scelta che era costata all’Italia l’apertura di una procedura di infrazione da parte della Commissione europea, secondo cui il divieto non rispettava le norme in materia di libera circolazione delle merci. Ma il procedimento oggi potrebbe essere interrotto proprio dalla nuova proposta: “La Commissione potrebbe decidere di congelare” la procedura, ha spiegato il commissario europeo all’ambiente, Janez Potocnik: “Non è stato ancora deciso nulla – ha aggiunto – ma la situazione non è più la stessa” di quando la procedura è stata aperta.
Ad indicare che la via è percorribile, gli ottimi risultati ottenuti da alcuni Stati membri che hanno già drasticamente ridotto l’uso di questo tipo di sacchetti optando per la tassazione e altre misure. Non è il caso dell’Italia che, nonostante il divieto, è tra i Paesi che inquinano più della media: da noi ogni anno vengono impiegate 181 buste di plastica “usa e getta” contro uno standard europeo di 175. Ma c’è anche chi ci supera, come Polonia, Portogallo e Slovacchia, dove si arriva a 466. I più rispettosi dell’ambiente sono danesi e finlandesi che si fermano appena a 4 sacchetti annui procapite. Nel 2010 si stima siano stati in tutto 98,6 miliardi i sacchetti di plastica immessi sul mercato dell’Unione europea, sia monouso che multiuso, con una media di 198 buste impiegate ogni anno a testa.
“Ogni anno in Europa sono più di 8 miliardi le borse di plastica che si trasformano in immondizia, con pesanti danni per l’ambiente” calcola Potočnik, aggiungendo: “Alcuni Stati membri sono già riusciti a limitare di molto il loro uso e se altri facessero altrettanto il consumo in tutta l’Unione europea potrebbe addirittura ridursi dell’80%”.