Il vice presidente della Commissione in audizione al Senato si domanda se “gli sforzi per ridurre il deficit e consolidare i conti non abbiano deviato l’attenzione dai nodi strutturali legati alla competitività”
“I sacrifici che i cittadini europei hanno finora sostenuto allo scopo di superare la drammatica crisi finanziaria che attanaglia l’Europa hanno senso se, al contempo, viene predisposta una forte azione a sostegno dell’economia reale, ovvero una governance europea della politica industriale”. Lo ha sostenuto il vicepresidente della commissione europea e commissario responsabile per l’industria e l’imprenditoria, Antonio Tajani, sentito ieri al Senato dalle commissioni Industria e Politiche Ue sulla situazione della siderurgia in Europa.
Tajani ha ricordato che l’Italia, dall’inizio della crisi, è stato quello tra i Paesi UE che ha sofferto un maggior declino, avendo perso il 20 per cento delle sue industrie, passando, solo nell’ultimo biennio, dal 16,3 per cento al 15,5 per cento di prodotto interno lordo (PIL) legato al settore manifatturiero. E dunque,alla luce di questi e anche di altri dati negativi, “vi è da domandarsi se gli sforzi necessari per ridurre il deficit e per consolidare i conti pubblici non abbiano deviato l’attenzione dai nodi strutturali e fondamentali legati alla competitività e al miglioramento della qualità dei prodotti europei, in un contesto di economia globale”. E proprio a questo proposito Tajani ha ricordato che lo scorso anno la Commissione europea ha intrapreso una strategia per reindustrializzare l’Europa, con l’obiettivo di passare, entro il 2020, dal 15 al 20 per cento del PIL legato al settore manifatturiero. Inoltre, il prossimo vertice europeo del febbraio 2014, dedicato all’industria, sarà chiamato, oltre che a consolidare l’inversione di marcia in atto per uscire dalla crisi, a definire un Patto per l’industria, che affianchi ed integri il Patto fiscale.
La critica e preoccupante situazione dei principali siti siderurgici italiani e’ alla costante attenzione della Commissione europea. Tajani li ha passati in rassegna: Trieste, rispetto al quale si sostiene l’accordo tra le parti, nel rispetto del piano ambientale; Piombino, ove è stato stabilito un contatto permanente con la Regione Toscana; Terni, dove è stata sollecitata una vendita degli impianti, con connesso piano industriale, auspicabilmente ad un soggetto europeo, entro la fine del 2014: Taranto, dove è auspicata una soluzione che riesca a coniugare la tutela dell’ambiente e del lavoro, come avviene, peraltro, nel resto dell’Europa. Anche nel caso dell’Alcoa di Portovesme la collaborazione con il governo italiano consentirà una soluzione positiva.
Silvio Boni