Un programma della Commissione per la battaglia sul clima. La prossima settimana saranno resi noti i criteri che wc e orinatoi devono rispettare per essere definiti green. Gli esperti lavorano al progetto dal 2011: “Si può risparmiare fino al 50% dell’acqua consumata oggi”
Una task force di esperti, due anni di lavoro, due meeting internazionali, oltre 20 tra documenti e rapporti tecnici prodotti. Gli sforzi non sono stati pochi ma il risultato ora è a portata di mano. La Commissione europea sta finalmente per mettere ordine in un settore in cui regna l’anarchia: il funzionamento di scarichi di wc e orinatoi nei Paesi dell’Unione. Non si tratta di uno scherzo. Proprio la prossima settimana saranno svelati i criteri che gli sciacquoni devono rispettare per meritare il marchio “Ecolabel” di conformità alla direttiva Ue. Si tratterà soltanto di linee guida, che dovranno applicarle quei produttori che vorranno certificare il loro prodotto come “verde”.
La complessa regolamentazione è allo studio ormai da tempo. I lavori sono iniziati nel gennaio 2011 e una prima riunione del gruppo, composto da esperti della Commissione e stakholders, si è tenuta a Bruxelles l’ottobre di due anni fa. Ma la tematica e delicata e un secondo appuntamento è stato necessario: così nel giugno 2012 gli esperti si sono ritrovati per due giorni di lavoro a Siviglia. Alla fine del percorso un report di 60 pagine per non lasciare nulla al caso.
Ad esempio: quale deve essere la portata dello scarico? In Stati come Paesi Bassi, Portogallo e presto anche in Francia, servizi igienici con meno di sei litri di portata di scarico non possono essere installati, annotano gli esperti. Nel Regno Unito ( patria dello sciacquone, dove fu inventato dal poeta di corte sir John Harington per la sua madrina, la regina Elisabetta I) invece, ad essere proibiti sono i wc con scarichi oltre i 6 litri. Insomma trovare uno standard unico non è semplice, anche perché la quantità d’acqua necessaria varia in base al design della tazza e al comportamento dell’utente, non si sono fatti sfuggire gli esperti. Per definire la portata media dello scarico si è persino arrivati a definire una complessa formula matematica, una sorta di regola aurea dello sciacquone: corrisponde, viene stabilito, alla “media aritmetica di uno scarico a piena portata e tre a portata ridotta”.
Nemmeno le assi del water sono sfuggite all’occhio indagatore dei tecnici, che dopo attenta valutazione hanno concluso: non possono contribuire al risparmio d’acqua. Ma agli esperti non è sfuggito neanche che le tavolette “sono spesso vendute separatamente” rispetto alle tazze in ceramica e che “c’è una grande varietà nella scelta dei consumatori” per quanto riguarda questo articolo.
Dietro all’iniziativa, per cui la Commissione ha speso poco meno di 90 mila euro, un nobile intento. “Il consumo totale di acqua per i servizi igienici nei 27 Stati membri è stato stimato in oltre 17 mila milioni di metri cubi” spiega Joe Hennon, portavoce del Commissario all’ambiente, Janez Potočnik: “A seconda del tipo di toilette e orinatoi si può risparmiare fino al 50% d’acqua”. Ma anche essendo più pessimisti, il risparmio d’acqua arriverebbe comunque almeno al 20%, calcola il portavoce.
L’obiettivo ambientale insomma è chiaro. Quello che incuriosisce è invece capire come l’Europa, pressata da continue richieste di tagliare la burocrazia e le regolamentazioni inutili, giustificherà due anni di studi su water e orinatoi. Ma forse lo scopriremo la prossima settimana, insieme alla portata esatta di uno sciacquone davvero sostenibile.
Letizia Pascale