Per fare un po’ di cassa lo Stato è pronto a rinunciare ad alcune tra le parti più belle del suo territorio?
Anche l’Italia, come la Grecia, ha iniziato a vendere le sue isole a privati per ripianare il debito pubblico. Il caso più eclatante è quello della sarda Budelli, un paradiso naturalistico dove si trova la famosa Spiaggia Rosa. L’isola, che era stata già ceduta dal demanio a una società milanese poi fallita, è stata ora venduta al banchiere neozelandese Michael Harte per quasi tre milioni di euro. E quello di Budelli è anche un caso fortunato perché l’acquirente, convinto ambientalista, ha intenzione di promuovere progetti naturalistici sul territorio, che fra l’altro è già inaccessibile al pubblico a causa degli stretti vincoli paesaggistici dell’Arcipelago della Maddalena. L’isola potrebbe essere riaperta al pubblico e diventare un museo ambientale, con percorsi di visita ideati per far conoscere anche la spiaggia rosa, nel rispetto delle regole di conservazione previste dall’Ente Parco.
Tuttavia non sono pochi gli oppositori a questo genere di operazioni (anche perché non tutti gli acquirenti sono come il signor Harte). In Sardegna molti vorrebbero che lo stato esercitasse il diritto di prelazione entro i 90 giorni di legge per riprendersi l’isola, mentre l’ex ministro Alfonso Pecoraro Scanio ha lanciato una petizione online su Change.org per chiedere che venga urgentemente messa in atto questa opzione. Il problema non è ovviamente la vendita di una singola isola, ma se sia giusto o meno il principio che lo stato possa cedere pezzi del suo territorio a privati per battere cassa. E in caso affermativo, per quale motivo in molti casi – non in quello di Budelli – tutti gli altri cittadini non dovrebbero avere più il diritto di visitare questi territori liberamente.
I sostenitori di questo genere di cessioni dicono che sia meglio un proprietario privato ma attento, che una gestione statale così sciatta dei beni paesaggistici. E forse non hanno tutti i torti.
Gli oppositori sostengono invece che tutto il territorio del paese debba essere di proprietà dello stato ed accessibile al pubblico. Con altrettante buone ragioni. Ma quello di Budelli non è l’unico caso di isola italiana venduta a stranieri. Nel Lazio il demanio sta dando via la nota isola di Santo Stefano nell’arcipelago Pontino. Questa ha una sua rete stradale, una villa romana che ospitò la figlia di Ottaviano, Giulia, e una rete elettrica alimentata a pannelli solari. Ha due porti, uno chiamato lo scalo di Marinella l’altro il Porticciolo, ed ospita il carcere dove fu rinchiuso Sandro Pertini negli anni ’20.
Poi c’è l’isola delle Sirene in Sicilia, provincia di Taormina, il cui annuncio di vendita campeggia sul sito di Casastyle.it. Ha una forma particolare ad uovo, con un piccolo porto all’interno della Baia, mentre dalla parte del mare aperto ha una scogliera a strapiombo con un panorama mozzafiato. L’isola è composta da due fabbricati rurali per un totale di circa 100 mq. coperti, “con la possibilità di realizzare una fantastica villa sul tetto dell’isola ed una piccola depandance”, come recita l’annuncio.
Infine (per ora) nella laguna di Venezia a Grado si possono acquistare due isole, quella di Poveglia e quella di San Giacomo in Paludo, da decenni in stato di abbandono, “con l’obbiettivo di recuperarle a fini turistici e alberghieri”. Poveglia, che è stata nel Settecento anche un lazzaretto e poi nel Novecento una stazione marittima per la quarantena di equipaggi e passeggeri, fu trasformata poi in ospedale convertito a casa di riposo e quindi abbandonata. Più piccola, San Giacomo in Paludo nella Laguna Nord, a metà strada tra Murano e Mazzorbo. Nel Cinquecento anch’essa fu lazzaretto e poi fortino militare prima sotto la dominazione austriaca e poi con il regno d’Italia, ma i militari la abbandonarono agli inizi degli anni Sessanta.
Queste due isole sono casi eclatanti di incuria da parte dello stato che le ha lasciate in una situazione di completa decadenza ed ora delega ai privati il compito di riqualificarle. Speriamo che tutte queste vendite prevedano sempre, come nel caso di Budelli, la possibilità per la gente comune di visitare questi posti, che sono i nostri gioielli. Il rischio è che a questi casi ne seguano altri a catena, visto che l’Italia ha molte fra le più belle isole del Mediterraneo.
La cessione di tratti di mare eccessivamente ampi a privati, inoltre, non riguarda solo le isole. Non recente, ma poco conosciuto è il caso dell’Argentario, dove in tutto il promontorio è praticamente impossibile per chiunque accedere al mare, in quanto hotel, villaggi, ville e resort hanno chiuso tutti gli accessi disponibili. Fra la cessione delle nostre isole e la chiusura di ampi tratti di costa non c’è il rischio che molti cittadini italiani non possano più andare in spiaggia nel posto che desiderano?
E invece di vendere le isole italiane, non sarebbe meglio tutelarle di più dal punto di vista ambientale e darle in gestione al loro vecchio custode, che se ne prenda cura personalmente, un po’ come accadeva un tempo?
Laura Gobbo