Dopo il caso Datagate, gli eurodeputati propongono una serie di misure per aumentare i controlli nel caso di trasferimento di informazioni verso Paesi fuori dall’Unione europea come gli Usa
Salvaguardie più forti per la protezione dei dati personali, nel caso di trasferimento verso Paesi Terzi. Con lo scandalo Datagate ancora fresco nella mente, gli eurodeputati della Commissione parlamentare Libertà civili (Libe) sono tornati ad intervenire per rafforzare le tutele e le possibilità di controllo dei cittadini europei sui propri dati personali. I provvedimenti votati dagli europarlamentari si concentrano sopratutto sulle regole da rispettare nel caso in cui un Paese terzo chieda ad un’impresa (come ad esempio un motore di ricerca o un social network), dati personali trattati all’interno dell’Ue. Secondo i deputati, in questo caso, l’impresa deve innanzitutto ricevere preventivamente l’autorizzazione dall’autorità nazionale di protezione dei dati. Non solo. Dovrà anche informare la persona interessata di questa richiesta di dati.
Le imprese che violano queste regole devono, secondo i membri della commissione Libe, essere sanzionate con ammende che arrivano fino a 100 milioni di euro, o il 5% del fatturato annuo in tutto il mondo, qualunque esso sia. Una stretta ancora più dura di quella già proposta dalla Commissione europea, che aveva chiesto multe fino a un milione di euro o il 2% del fatturato.
Secondo gli eurodeputati, poi, i dati personali di un cittadino devono essere cancellati, ogni volta che questo ne faccia richiesta. Per rafforzare questo diritto, se una persona chiede ad un’impresa di cancellare le informazioni che lo riguardano, l’impresa stessa deve inviare la richiesta anche agli altri soggetti che hanno duplicato gli stessi dati. Con questo “diritto alla cancellazione” si riuscirebbe così a garantire quel “diritto all’oblio”, proposto dalla Commissione europea.
Visto che il trattamento dati si basa sul consenso, secondo i deputati, un’organizzazione o un’impresa possono trattare le informazioni personali sono dietro esplicita autorizzazione della persona interessata che deve, in ogni momento, poter ritirare questo consenso, con la stessa facilità con cui l’ha prestato. I membri della commissione Libe, poi, precisano che “un contratto o la fornitura di un servizio non possono mai essere subordinati all’approvazione di un trattamento dati personali non strettamente necessari”. Due i progetti legislativi intorno a cui si articola il pacchetto sulla protezione dei dati personali: un regolamento generale (adottato con 51 voti favorevoli, 1 contrario e tre astensioni), e una direttiva sul trattamento dei dati personali da parte della autorità giudiziarie (47 voti favorevoli, 4 contrari, un’astensione).
“Un passo avanti per la protezione dei dati personali in Europa” ha commentato il voto, il relatore per il nuovo regolamento sulla protezione dei dati, Jan Philipp Albrecht (Verdi). “Questa legislazione introduce delle regole europee – ha aggiunto – per rimpiazzare il patchwork di leggi nazionali esistenti”. A questo punto la palla passa agli Stati membri: “Il Consiglio deve reagire rapidamente” aggiunge il relatore del testo sul trattamento dei dati personali da parte delle autorità giudiziarie, Dimitrios Droutsas (S&D). “I capi di Stato e di governo europei avranno la possibilità di mostrare la loro determinazione durante la prossima riunione del Consiglio europeo tra qualche giorno” esorta.
“Il nostro obiettivo è di modernizzare la legge di protezione dei dati europea per permettere ai consumatori di continuare a fidarsi delle nuove tecnologie ma allo stesso tempo nella loro possibilità di determinare come i loro dati saranno trattati”, commenta per Alde l’eurodeputato Alexander Alvaro. “I diritti dei cittadini saranno rafforzati e saranno applicati in tutta l’Europa allo stesso modo” aggiunge per il Ppe Axel Voss.
Il voto della commissione parlamentare conferisce ora al Parlamento europeo il mandato per cominciare i negoziati con gli Stati membri. Le trattative inizieranno dopo che il Consiglio avrà definito la sua posizione sulle due proposte. L’obiettivo del Parlamento è di concludere un accordo sulla riforma prima delle elezioni di maggio 2014.
Letizia Pascale