Questa settimana ho passato due giorni a una conferenza qui a Bruxelles dal titolo inquietante: EuroPCom2013-[S]Electing Europe. Alla conferenza partecipavano “comunicatori pubblici”, ovvero specialisti della comunicazione che lavorano nel settore pubblico (le istituzioni europee, i governi nazionali e governi locali). Ma i 600 partecipanti in realtà provenivano anche da altri settori – dopo tutto, se ho potuto partecipare io …
Comunque, eravamo tutti lì per condividere esperienze e scambiare suggerimenti su come comunicare meglio. Principalmente su come comunicare meglio l’Europa, ma non solo. Ero molto ansiosa di ricevere qualche importante lezione su ciò che l’Unione Europea e quelli che lavorano in comunicazione devono fare per essere più efficaci.
Ecco le mie conclusioni.
Ma prima, una digressione esplicativa: le mie conclusioni saranno una serie di audaci dichiarazioni ‘a effetto’, e non tanto perché sia mia abitudine scrivere così, anche se ammetto che qualche volta lo faccio, ma perché pare che così si debba fare. Simon Anholt – un consulente politico inglese – era uno degli speakers della sessione di chiusura. Non era lì il primo giorno, ma questo non gli ha impedito di avere opinioni su ciò che c’era – o non c’era- di buono e di utile alla conferenza; ha incentrato il suo intervento su alcune osservazioni provocatorie , che ha riassunto in sette dichiarazioni ‘a effetto’ appunto, e poi se ne è bruscamente andato perché doveva prendere un aereo. Ora, se uno pensa che la comunicazione sia tutta propaganda (sua dichiarazione ‘a effetto’ numero 2) e che la UE si stia comportando come una azienda (sua dichiarazione numero 7) il minimo che possa fare ad una conferenza sulla comunicazione della UE è di permettere a quelli che sta accusando di essere inutili o addirittura fascisti (sua dichiarazione numero 1: il ‘branding’ è fascista), di difendersi o di confutare dichiarazioni che a me paiono abbastanza semplicistiche. Ma la cosa più sorprendente per me è stato vedere i partecipanti, in una sorta di auto-flagellazione, entusiasmarsi a dismisura di ciò che Anholt stava dicendo e twittare allegramente una sua frase dopo l’altra. E forse, ma solo forse, Anholt ha usato frasi corte a effetto proprio perché facilmente twittabili? Un metodo che sarebbe poi in piena contraddizione con le sue stesse frasi anti-branding, anti-relazioni pubbliche, anti-giochini comunicativi. Ma che volete che vi dica, ha funzionato per lui quindi proverò a fare lo stesso . Fine della digressione esplicativa … Dunque ecco qui. Pronti?
Mia dichiarazione a effetto (MDAE) 1: comunicare l’Europa è infernale.
MDAE 2: quando si è circondati da persone che lavorano nella comunicazione, finalmente non c’è bisogno di continuare a sottolineare l’importanza della comunicazione .
MDAE 3: il bello di questo tipo di conferenze è che si incontra una varietà incredibile di persone che lavorano nel proprio campo, si esce pieni di energia e con un sacco di cose su cui riflettere.
MDAE 4: la cosa terribile di questo tipo di conferenze è che si incontra una varietà incredibile di persone che lavorano nel proprio campo, si esce un po’ depressi e con l’idea che forse bisognerebbe fare un’altra professione .
MDAE 5: la comunicazione pubblica dovrebbe essere più coraggiosa, prendere qualche rischio, come viene fatto da un po’di tempo nel settore privato.
MDAE: la valutazione delle strategie di comunicazione è molto importante, ma non è facile. Come si misura il successo? Chi e come valutare i valutatori ?
MDAE 7 : comunicare l’Europa è infernale, ma qualcuno deve pur farlo, perché tra meno di 9 mesi si vota per le elezioni europee.
PS : Mi scuso se non mi sono attenuta ai requisiti stilistici, come specificato nell’affascinante ‘Manuale dello Stile Interistituzionale’, in bella mostra ad uno stand della conferenza (esattamente 291 pagine: non male come comunicazione twittabile no?)