Il Ministro degli esteri russo, Sergey Lavrov, era a Bruxelles il 15 ottobre per fare un discorso sul ‘Ruolo globale dell’Unione europea in un’epoca di cambiamento’. Sono andata, curiosa di ascoltare le opinioni russe sull’Europa e sull’Unione europea. Ma sono rimasta delusa. L’Unione è stata a malapena menzionata e l’Europa non considerata. Pare che adesso l’Europa non svolga un ruolo importante, anche se è ancora in grado di produrre ‘idee e tecnologia’. Questa è l’epoca dei BRIC – il mondo occidentale è una cosa del passato.
Così, incoraggiato e ispirato dal ruolo russo nel trovare una buona idea su come gestire la crisi siriana e dare una tregua a Obama sul possibile intervento militare, Lavrov ha illustrato come la Russia vede il mondo. Il mondo bipolare è una cosa del passato; il presente e futuro sono multipolari. Le sovranità degli stati non sono sotto lo scacco dalla globalizzazione. Al contrario, le diplomazie tradizionali degli stati stanno vivendo un nuovo ‘rinascimento’, chiamate a gestire le sfide nel mondo causate dalla globalizzazione e a plasmare la governance globale.
I ‘poli di potere’ più importanti dovrebbero unire le forze per gestire le relazioni internazionali, sul modello di quello della ‘Russia e gli Stati Uniti che hanno trovato un framework per la Siria’, nelle parole di Lavrov. L’eguaglianza sovrana tra gli stati (o meglio, tra alcuni stati), il principio della non-interferenza e il non-uso della forza accompagnano questa visione, con le Nazioni Unite come garante di questi principi.
Queste idee, in larga misura, non sono nuove. Sono state sviluppate nel Concetto della politica estera europea nel febbraio scorso e si trovano anche nell’editoriale di Putin per il New York Times dello scorso settembre. La cosa interessante è lo stile con cui queste idee sono state comunicate. L’assertività di Lavrov gli ha permesso di essere meno aggressivo, come se gli eventi recenti andassero a favore della posizione russa. Il ministro ha persino accennato alla possibilità che la Russia faccia meno ricorso al veto nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU, anche se poi ha aggiunto l’eccezione nei casi in cui si voglia fare pressione sui paesi membri del consiglio (pensiero, questo, che a me sembra un ossimoro).
Ma quando si è trattato di discutere di Europa orientale, Lavrov ha perso un po’ del suo aplomb. E’ ironico che la Russia si sia inspirata al cosiddetto ‘soft power’ dell’Unione europea, o per lo meno in apparenza. Secondo Lavrov, l’Unione doganale o lo spazio economico unico, che fanno parte della più ambiziosa Unione Euroasiatica che la Russia sta proponendo ai paesi dell’Europa orientale, sono modellate sull’Unione europea (che forse non è poi così irrilevante), e in linea con le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio. Perciò non devono essere temute nel resto dell’Europa. Al contrario, ‘escludere la Russia ha sempre avuto conseguenze terribili sulla storia europea’. Invece, l’Unione dovrebbe puntare ad una maggiore cooperazione con una più integrata Comunità degli stati indipendenti, per sviluppare uno spazio economico unico da ‘Lisbona fino a Vladivostok’.
A quel punto, è venuta la litania di accuse e posizioni difensive: non è la Russia che ricatta i paesi dell’Est Europa perché accettino relazioni più importanti; non è la Russia che vede la regione come una scacchiera geopolitica; non è la Russia che vede il prossimo vertice di Vilnius come un momento di scelta per questi paesi. Aggiungi a questo le recriminazioni (e diciamo anche che Bruxelles critica Mosca usando le stesse argomentazioni) e i recenti incidenti bilaterali che hanno peggiorato i rapporti con più di un paese europeo, e il vertice Ue-Russia di Vilnius di fine novembre promette di essere molto interessante.
Rosa Balfour