In un editoriale per Affarinternazionali.it il Segretario generale commenta i risultati dell’Assemblea generale, sottolineando l’inedito dinamismo della diplomazia internazionale su dossier spinosi, come il programma chimico della Siria e quello nucleare dell’Iran
di Ban Ki-moon
Non c’è modo migliore per tastare il polso del mondo che attraverso la capacità unica di aggregazione delle Nazioni Unite. Durante le ultime due settimane, nel turbinio di incontri e discorsi che caratterizza l’apertura della sessione annuale dell’Assemblea generale, mi sono confrontanto con leader e rappresentanti di gruppi e paesi che rappresentano il 99 percento della popolazione mondiale.
Che cosa batte nel cuore della famiglia umana? Inanzitutto, la voglia di liberarsi di conflitti, pregiudizi e disuguaglianze, di un clima sempre più caldo e del fardello della disoccupazione. In secondo luogo, l’euforia di vivere in un momento storico di infinite opportunità e di essere la prima generazione in grado di mettere fine alla povertà estrema.
Pienamente consapevole delle sfide che ci aspettano, ma al tempo stesso incoraggiato dagli sforzi diplomatici di cui sono appena stato testimone alle Nazioni Unite, ho fiducia nelle nostre prospettive.
La settimana scorsa ha visto l’approvazione, da parte del Consiglio di sicurezza, di una risoluzione che rappresenta una svolta per la Siria – la prima notizia incoraggiante dopo anni di stallo e inerzia.
Le Nazioni Unite e l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche intraprenderanno una missione urgente per la messa in sicurezza e lo smaltimento dell’arsenale e dei programmi chimichi siriani. Si tratta di una grande conquista per la pace e la sicurezza internazionale, che darà anche impulso agli sforzi per porre fine al conflitto.
Il Consiglio ha inoltre adottato una posizione decisa sulla situazione umanitaria in Siria: continuiamo a insistere per ottenere accesso alle zone colpite, interrompere il flusso di armi e le violazioni dei diritti umani e, soprattutto, arrivare a una conferenza internazionale che ponga fine a questo tremendo conflitto.
La guerra sta distruggendo il paese – limitarsi a distruggere le armi chimiche non basta. La vittoria militare è un’illusione. L’unica risposta possibile è negoziare una transizione verso la nuova Siria che il paese e la popolazione meritano: per questo siamo decisi a riunire tutte le parti intorno al tavolo dei negoziati a metà novembre.
Il progresso, tuttavia, non è stato circoscritto alla Siria. Iran e Stati Uniti hanno approfittato dell’Assemblea Generale per aperture di dialogo che potrebbero mettere fine a decenni di tensioni.
Durante gli incontri di alto livello abbiamo assistito all’avanzamento del processo di transizione democratica in Myanmar e Yemen, nonché a sviluppi sul versante del Sahel e per quanto riguarda l’attuazione dell’accordo quadro di pace in Congo e nella regione dei Grandi Laghi.
Gli stati membri si sono impegnati a fornire sostegno ai paesi che confinano con la Siria, che al momento accolgono due milioni di rifugati, e il Quartetto per il Medio Oriente si è riunito per la prima volta in oltre un anno per mostrare il proprio supporto alla recente riapertura dei negoziati israelo-palestinesi.
I successi delle prime settimane di lavori dell’Assemblea non sono stati limitati alle sfide più pressanti di pace e sicurezza. Le Nazioni Unite hanno anche proseguito sul cammino dello sviluppo sostenibile, il nostro principale obiettivo a lungo termine.
Il 2015 sarà un anno storico: la scadenza prefissata per il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del millennio (Mdg), per l’adozione di un’agenda di sviluppo per il post-2015 e per la sottoscrizione di un nuovo accordo sul cambiamento climatico.
Gli Mdg hanno focalizzato la nostra attenzione, dato una direzione ai nostri sforzi e aiutato a salvare milioni di vite. Sono la prova che l’aiuto allo sviluppo e la collaborazione tra diversi attori possono creare un mondo migliore.
Eppure siamo in ritardo su alcuni obiettivi, e troppe persone ne sono ancora escluse o sono vittima di sfruttamento, dalle miniere ai campi alle fabbriche. Mentre ci sforziamo di tagliare il traguardo per questa serie di obiettivi e di definirne una per il periodo successivo al 2015, l’opinione dominante è che i diritti delle donne, il buon governo e una strategia per contrastare il cambiamento climatico debbano essere tra le priorità.
Diversi leader hanno già espresso l’intenzione di partecipare al vertice sul clima che organizzerò a New York il prossimo settembre.
Le Nazioni unite sono rapide nel fornire una risposta nelle situazioni di emergenza e rappresentano spesso l’ultima spiaggia per risolvere quelle questioni che altri trovano troppo problematiche.
A volte l’Onu è in prima linea, altre volte si confonde tra una miriade di altri attori; a volte raggiungiamo i nostri obiettivi, altre volte falliamo. Ma lavoriamo ogni singolo giorno, senza orari, in tutto il mondo, per sostenere gli interessi dell’interna popolazione mondiale anche nelle situazioni più impegnative.
La diplomazia e l’azione multilaterale continuano a dimostrarsi mezzi privilegiati per affrontare tanto le crisi attuali quando le complesse sfide del nostro futuro comune. La centralità delle Nazioni Unite nel panorama odierno riflette la logica globale dei nostri tempi: mentre i nostri destini si intrecciano sempre di più, il nostro futuro non può che essere uno di profonda e ampia collaborazione.
Ban Ki-moon è Segretario Generale delle Nazioni Unite. Vedi l’originale su Affarinternazionali.it