La proposta della Commissione europea, fortemente voluta dalla vicepresidente Viviane Reding, di inserire delle quote rosa nei consiglio di amministrazione delle società quotate in borsa ha ricevuto il primo endorsement del Parlamento europeo. Le commissioni Pari opportunità e Affari Legali con un voto congiunto hanno detto sì al testo e hanno dato mandato per iniziare i negoziati con il Consiglio Ue. E non saranno negoziati facili, 10 Paesi membri, tra cui la Gran Bretagna, hanno già da tempo reso pubblica la propria contrarietà all’idea.
“È importante che la direttiva sia di ampia portata e che molte società quotate siano tenute ad utilizzare procedure aperte e trasparenti quando selezionando i loro amministratori non esecutivi” ha dichiarato Evelyn Regner (S&D), relatrice del testo. Al momento la percentuale di donne ai più alti livelli delle aziende quotate è del del 16,6%, con un misero 3% tra i presidenti. I deputati hanno sostenuto la proposta Reding e chiesto di assicurare che il 40% dei consiglieri di amministrazione non esecutivi siano composti dal sesso sottorappresentato. Le società quotate avrebbero fino ai 2020 per raggiungere l’obiettivo mentre quelle pubbliche due anni in meno, cioè fino al 2018. Le Pmi sarebbero escluse dalla direttiva. Secondo il progetto di proposta le norme approvate oggi non si applicherebbe alle piccole e medie imprese ma i deputati hanno incoraggiato gli Stati membri a sostenere comunque le donne anche nelle Pmi prevedendo degli incentivi per migliorare l’equilibrio di genere nei consigli.
Le aziende che non riusciranno a rispettare le nuove regole dovranno spiegare il perché alle autorità nazionali competenti ed elencare le misure adottate al fine di raggiungere l’obbiettivo in futuro. Secondo i deputati le multe non dovranno essere inflitte a chi non raggiunge il risultato, ma a chi non avrà seguito procedure di nomina trasparenti e aperte e in cui, a parità di qualifiche, si dia la precedenza alle donne. Per chi non seguirà queste indicazioni il Parlamento pensa dovrebbero essere previste multe e l’esclusione dalle gare d’appalto pubbliche.
Le cose comunque, anche se lentamente, cominciano già a migliorare, rispetto allo scorso anno il numero di donne nei consigli di amministrazione è cresciuto di quasi l’1%. Per Reding è la prova che “la pressione regolatoria funziona”. “L’esempio – dice – è stato dato da quei Paesi come Francia e Italia che hanno introdotto le quote obbligatorie”. E i risultati si sono visti: in Francia c’è stata una crescita della presenza femminile del +14,4% (arrivando a un totale 26,6%), nei Paesi Bassi del 8,7% (arrivando a 23,6%) e in Italia del 8,4 (arrivando al 12,9%). “Quello che è realtà in alcuni Stati membri sarà presto esteso all’intero mercato unico e in tutte le società quotate in borsa dell’Ue – ha esultato la deputata Rodi Kratsa-Tsagaropoulou (Ppe), altra relatrice del testo – E così potremo mettere a frutto il grande talento di tante donne altamente qualificate e capaci”.
Leggi anche:
– Settore informatico, la mancanza donne ai vertici fa perdere 9 miliardi l’anno
– Aumentano le donne nei CdA, Reding: “Merito delle quote rosa”
– Quote rosa: la scatola vuota di Reding