Nel rapporto, votato a larghissima maggioranza, si chiede la revisione dei Trattati. Solo i francesi contrari alla sede unica a Bruxelles. Il relatore, Ashley Fox: “Il circo itinerante deve fermarsi”
Dopo il parere espresso dalla commissione petizioni (Peti) del Parlamento europeo, favorevole all’eliminazione della doppia sede dell’istituzione parlamentare comunitaria, anche la commissione affari costituzionali (Afco) lancia un importante segnale in questa direzione. Con 22 voti a favore e solo 4 voti negativi, la commissione Afco chiede l’avvio della procedura di revisione dei Trattati necessaria all’abolizione della doppia sede e, più nello specifico, della sede di Strasburgo. Il rapporto si riferisce in particolare all’art.48 del Trattato di Lisbona che assegna al Parlamento europeo la possibilità di sottoporre proposte di revisione dei Trattati.
“Il voto di ieri è un’eccellente notizia per l’integrità del Parlamento ed è notizia ancora migliore per i contribuenti europei – ha detto il relatore del rapporto Afco, Ashley Fox (Ecr) – prima o poi questo ‘circo itinerante’ del Parlamento europeo deve fermarsi”.
Ogni mese l’assemblea comunitaria europea si divide tra Bruxelles e Strasburgo per le sessioni plenarie dell’assemblea con costi stimati tra 156 e 204 milioni di euro l’anno. L’ eliminazione della doppia sede, evidentemente, è una battaglia che coinvolge direttamente gli stati membri, prima ancora che i parlamentari, dato che tra essi, il consenso è pressochè unanime: lo schema di funzionamento del Parlamento europeo è anacronistico e alimenta gli sprechi.
A ricoprire il ruolo di baluardo difensivo della doppia sede, la Francia, con un’opposizione fermamente bipartisan, soprattutto per le ricadute economiche sulla città di Strasburgo. Non a caso due dei quattro voti contrari sono venuti da due deputate francesi, la popolare Constance Le Grip (Ump) e la socialista Catherine Trautmann. Gli altri due ‘no’, dalla socialista ungherese Zita Gurmay e dal popolare croato Andrej Plenkovic. Gerald Haefner (Verdi/Ale), correlatore del parere sottolineato che “il Parlamento può liberarsi dall’essere ostaggio degli stati membri e chiedere il diritto di decidere da solo quando e dove riunirsi.”
I costi stimati della doppia sede rappresentano circa il 10% del budget annuale del Parlamento europeo e non quantificano le spese sostenute anche da Commissione (la cui riunione di collegio si tiene a Strasburgo nella settimana di plenaria) e Consiglio per la doppia sede. Per non parlare di giornalisti, lobbysti e di tanti altri lavoratori che si spostano nella città alsaziana, dove gli alberghi diventano tutti carissimi e molti sono davvero indecenti. La commissione Afco ha chiesto alla Corte dei conti europea un’analisi dei potenziali risparmi di un’eventuale sede unica a Bruxelles. C’è poi, ovviamente, anche il problema dell’inquinamento da CO2 causato da questa transumanza mensile: le emissioni associate agli spostamenti tra le 3 sedi di lavoro del PE (Bruxelles, Strasburgo e Lussemburgo, dove ci sono alcuni uffici amministrativi, ma anche una vera Aula, sempre vuota) oscillano tra le 11.000 e le 19.000 tonnellate. Una serie di petizioni sono state presentate dai cittadini europei negli ultimi anni per cancellare la doppia sede. Una di queste, in particolare, ha raggiunto 1,3 milioni di firme dopo essere stata promossa nel 2006 dall’allora eurodeputata del gruppo ALDE Cecilia Malmstrom, oggi commissario Ue agli Affari interni.
Nel Protocollo 6 del Trattato è scritto che “il Parlamento avrà la sua sede a Strasburgo” dove si devono tenere 12 sessioni plenarie mensili. La sede principale di lavoro è però a Bruxelles, mentre a Lussemburgo sono dislocati alcuni servizi amministrativi ed il servizio traduzioni.
Il rapporto sarà sottoposto al voto della plenaria nella sessione di novembre.
Marco Frisone