Il Presidente ha regalato al Pontefice un libretto di preghiere e un volume del duomo di Aquisgrana, e gli ha reiterato l’invito a Strasburgo che sarà valutato con “grande attenzione”
Hanno parlato a lungo, insieme hanno sfogliato un album di foto della visita di Papa Wojtyla al Parlamento europeo, avvenuta esattamente 25 anni fa. Poi il Presidente Martin Schulz ha formalizzato la richiesta anche al nuovo pontefice: Papa Francesco venga a Strasburgo. Con quest’invito fatto, secondo il portavoce vaticano, Federico Lombardi “con molto cuore”, si è conclusa la visita di Schulz in Vaticano. L’invito, fa sapere il portavoce, “sarà preso con grande attenzione” ma sui possibili tempi ancora nulla è dato sapere, se non che si potrebbero allungare parecchio a causa dei molti viaggi all’estero già in agenda per Papa Francesco.
Tra i due un incontro di 30 minuti durante cui Bergoglio, fa poi sapere Schulz in una nota, lo ha “ispirato e stimolato”. Come d’abitudine c’è stato il rituale scambio dei doni, il presidente ha regalato al Pontefice un libretto di preghiere domenicali e un volume del duomo di Aquisgrana. Il Vescovo di Roma ha risposto con una penna realizzata dai Musei Vaticani e che ripropone una delle colonne del baldacchino del Bernini che sormonta l’altare della Confessione. Sul tavolo diversi temi cari al Papa come povertà e disoccupazione giovanile. Ma a pochi giorni dalla tragedia di Lampedusa il pontefice, figlio di emigranti italiani in Argentina, ha voluto dedicare gran parte del colloquio al tema dell’immigrazione e ha chiesto all’Europa una maggiore attenzione al riguardo.
Sull’emergenza Schulz è tornato anche al termine dell’udienza, sottolineando che “l’Europa deve preparare una nuova duplice strategia”. Per il Presidente dell’Europarlamento potrebbe passare dall’ampliamento delle possibilità di immigrazione legale, attraverso corridoi umanitari e permessi temporanei per i profughi che arrivano come rifugiati. Accanto a questo occorre però secondo Schulz rafforzare la lotta contro l’immigrazione illegale “dietro la quale, come tutti sappiamo, esistono bande criminali”. In questo contesto, ha ammesso, “non rispondiamo in maniera soddisfacente solo con il Frontex o con la Convenzione di Dublino”.
L. P.