L’Italia è il sesto Paese europeo per numero di richieste, la Germania è il primo
Alfano: “Sbagliata la logica del primo ingresso”. Il tedesco Friedrich: “Non siete sovraccaricati”
In seguito alla strage di Lampedusa si è riaperto il dibattito intorno alle norme sull’Asilo politico dell’Unione europea. Secondo un rapporto appena pubblicato dall’Eurostat l’Italia è il sesto paese dell’Ue per numero di richieste. Secondo lo studio negli ultimi dodici mesi il Paese con il maggior numero di richieste di Asilo ancora pendenti e in attesa di una decisione è la Germania (96.890), seguita da Francia (64.500), Svezia (46.340), Gran Bretagna (30.255), Svizzera (25.095), Belgio (25.000) e Italia (20.905).
“Chiederemo la riforma del diritto di Asilo. Non è possibile applicare il diritto nei confronti di chi viene a chiederlo a nuoto e deve prima diventare naufrago, deve ulteriormente degradare la sua umanità” ha dichiarato ieri il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini. E lo stesso vicepresidente del Consiglio, Angelino Alfano, in giornata aveva detto che per modificare il regolamento di Dublino II, che impone agli immigrati di inoltrare la richiesta d’Asilo politico al primo Paese europeo in cui arrivano, “è evidente che occorrerà fare una grande battaglia culturale per arrivare alla Commissione europea”. Secondo Alfano “la logica del Paese di primo ingresso è una logica di divisione dei compiti. Non è una logica solidale, ma burocratica che non va bene”.
Ma non la pensa affatto così il ministro degli Interni tedesco, Hans-Peter Friedrich, che ieri, come Alfano a Lusseburgo per il Consiglio Affari interni, ha chiaramente affermato che “è del tutto incomprensibile che il Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz e altri politici sostengano che la Germania debba accogliere più rifugiati”. Questo perché è già lo Stato “che ne riceve di più in tutta l’Ue”, mentre la percentuale in Italia “è di appena 260 richieste per milione di abitanti”, e questo dimostra “che quello che racconta l’Italia di essere sovraccarica di rifugiati non è vero”.
Dello stesso avviso del tedesco i ministri degli Affari interni svedese Tobias Billstrom e danese Morten Bodskov. Insomma la battaglia per cambiare il regolamento di Dublino non sarà facile.