In entrambi i paesi oltre il 30% degli adulti possiede capacità alfabetiche e numeriche ben al di sotto della media comunitaria. Il 20% non riesce ad utilizzare le funzioni di base di un computer
La Commissione europea, in collaborazione con l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), ha presentato i risultati di un’indagine, nota anche come programma di valutazione internazionale delle competenze degli adulti (PIAAC). Obiettivo dello studio, analizzare le carenze dei sistemi di istruzione dei paesi europei, comparando le capacità alfabetiche (lettura e scrittura), matematiche e informatiche di un campione di 5.000 persone tra i 16 e i 75 anni, provenienti da 17 Paesi dell’Unione europea e 6 paesi non europei (Australia, Canada, Giappone, Repubblica di Corea, Norvegia e Stati Uniti d’America).
Da una prima analisi dei dati, è apparso evidente che esiste un gap tra i livelli di educazione presenti nel nord Europa e quelli del sud Europa. Circa 1 persona su 5, nei paesi nordici, ha un alto livello di educazione, ben 4 volte di più rispetto all’area mediterranea, dove solo 1 persona su 20 dichiara di avere un titolo di istruzione universitario o superiore. Finlandia, Svezia e Paesi bassi sono i paesi dell’Unione europea con i numeri di persone istituzionalmente istruite più alti.
Per prendere visione dei risultati dell’Italia bisogna, invece, scorrere la classifica al contrario, partendo dalle ultime posizioni. Nel nostro paese, così come in Spagna, oltre il 30% degli adulti possiede capacità alfabetiche e numeriche ben al di sotto della media comunitaria. Le peggiori percentuali tra i Paesi dell’Unione. Per quanto riguarda le capacità informatiche, circa il 20% degli italiani non è in possesso neanche delle più elementari abilità di utilizzo degli strumenti informatici. Anche in questo caso, assieme a quelle di Spagna, Polonia e Repubblica Slovacca, sono le cifre peggiori in Europa. Risultati, insomma, per cui c’è poco da andare fieri.
Nel caso italiano, un dato su tutti esemplifica le carenze, oltre che il ritardo, del sistema di istruzione; dallo studio è emerso infatti che, confrontando i risultati dei test sottoposti agli italiani e ai giapponesi, le abilità alfabetiche degli studenti delle scuole superiori in Giappone, sono del tutto comparabili con quelle in possesso da universitari e laureati italiani. In sostanza, sul piano di lettura e scrittura, un laureato italiano vale tanto quanto uno studente delle superiori giapponese.
“Non è accettabile che un quinto della nostra popolazione abbia soltanto un esiguo livello di competenze” ha dichiarato il Commissario responsabile per l’Istruzione, la cultura, il multilinguismo e la gioventù, Androulla Vassiliou, commentando i risultati del sondaggio. “Dobbiamo investire in modo più efficiente puntando ad un’istruzione e ad una formazione di migliore qualità sia a livello nazionale che dell’Ue”.
Marco Frisone