Il combustibile suscita speranze ma anche molte preoccupazioni perché la tecnica di estrazione è molto invasiva. Il Parlamento vuole modificare la direttiva sulla valutazione di impatto, rendendola sempre obbligatoria per il “fracking”. Proposte anche misure per combattere il conflitto di interessi e coinvolgere il pubblico
Prima di avviare nuovi progetti per l’estrazione di gas di scisto sarà sempre necessario valutarne attentamente le conseguenze sull’ambiente. È quanto chiede il Parlamento europeo che in sessione plenaria ha approvato la proposta di modifica dell’attuale direttiva sulla valutazione di impatto ambientale (Via).
Il testo del relatore Andrea Zanoni (Alde) (leggi l’intervista), approvato con 332 voti favorevoli, 311 contrari e 14 astensioni, chiede che non solo le attività di estrazione ma anche quelle di esplorazione riguardanti idrocarburi non convenzionali (come gas di scisto, petrolio, gas di carbone) siano incluse tra quelle per cui la Via è obbligatoria. Una modifica sostanziale alla legislazione attuale, che la richiede solo per progetti di estrazione di gas naturale di almeno 500 mila metri cubi al giorno: un volume che per i gas di scisto spesso non si raggiunge.
Riguardo ai gas di scisto ci sono forti speranze ma anche forti paure. Da una parte c’è chi li guarda come una possibile fonte di indipendenza energetica per l’Europa. Negli Stati Uniti la loro estrazione ha abbattuto i prezzi del gas, aumentato notevolmente le riserve disponibili e provocato una riduzione nell’uso del carbone. Dall’altro lato ci sono però i timori per l’ambiente perché la tecnica di estrazione dei gas di scisto è molto invasiva. Per estrarli da formazioni rocciose argillose vengono provocate fratture utilizzando getti d’acqua ad alta pressione, sabbia e agenti chimici, così da provocare la fuoriuscita del gas (è la cosiddetta tecnica del fracking). I rischi non mancano: si parla in primo luogo della possibilità di contaminazione delle falde acquifere (ipotesi che negli Stati Uniti si è già verificata) ma anche di fughe di gas, fenomeni sismici e dispersione di prodotti chimici.
Per questo il Parlamento europeo chiede di regolare in modo più stringente l’avvio di progetti di questo tipo. La direttiva sulla Via (che coinvolge 200 tipologie di progetti tra cui costruzione di ponti, porti, autostrade, discariche) risale d’altronde a 28 anni fa, mentre questo tipo di tecniche estrattive è decisamente più recente. Nel testo approvato dal Parlamento anche altre sostanziali modifiche, come quella legata al conflitto di interessi. La proposta contiene misure per combatterlo, introducendo l’obbligo di avvalersi di esperti competenti, obiettivi e indipendenti. Rafforzato anche il coinvolgimento del pubblico: i deputati chiedono che sia informato e consultato per i progetti che li riguardano più da vicino. L’Aula ha anche conferito al relatore il mandato per negoziare con il Consiglio.
Letizia Pascale