Il Parlamento europeo si esprime in favore dell’accordo per migliorare le relazioni economiche tra Ue e Cina. Trasparenza e un accesso più facile al mercato cinese le richieste degli eurodeputati
Contrariamente al clima stabile e aperto con cui gli investitori cinesi si confrontano quando decidono di investire in Europa, gli investimenti delle imprese comunitarie in Cina sono gravati da misure discriminatorie, come l’obbligo di costituire joint venture con aziende cinesi che le costringe a trasferire tecnologie strategiche ai partner cinesi. Il testo approvato oggi dal Parlamento europeo chiede che tutto ciò abbia fine. I colloqui devono essere avviati solo se la Cina s’impegna formalmente a negoziare un accesso più facile al suo mercato per le imprese dell’UE.
Mentre i ministri degli esteri dell’UE stanno discutendo sulla possibilità di autorizzare l’avvio dei negoziati sull’accordo di investimento con la Cina, gli eurodeputati, riuniti a Strasburgo per la plenaria, hanno sottolineato che la negoziazione di tale accordo deve essere supervisionata dal Parlamento europeo e conclusa nell’ottica di un miglioramento delle posizioni delle imprese dell’Ue nel mercato cinese. Tra le richieste ai negoziatori, la garanzia chel i servizi culturali e audiovisivi e le merci prodotte nei campi di lavoro forzato cinesi siano esclusi dai colloqui per l’accordo. Si chiede inoltre alla Commissione europea di valutare l’impatto dei diritti umani in qualsiasi possibile accordo.
Poiché i colloqui toccheranno argomenti pubblici comunitari molto sensibili, per i deputati essi dovranno essere condotti “con la massima trasparenza possibile” affinché gli esiti dei negoziati ottengano la necessaria approvazione del Parlamento europeo. In una risoluzione separata, votata mercoledì, i deputati hanno anche invitato l’Unione europea a prendere in considerazione il potenziamento dei legami economici con Taiwan, in concomitanza dell’accordo con la Cina.
Sull’accordo, l’eurodeputato Helmut Scholz (GUE/NGL) ha sottolineato la necessità che abbia “risvolti positivi per entrambe le parti” e che siano compresi “oltre ai criteri per la protezione degli investimenti, anche gli obblighi degli investitori, specie verso sindacati, diritti dei lavoratori, trasparenza e protezione ambientale”. Dello stesso parere anche Niccolò Rinaldi (ALDE), secondo il quale “l’accordo deve rafforzare la certezza del diritto per i nostri investimenti reciproci, nel rispetto dell’ambiente, dei diritti sociali e della proprietà intellettuale, nonché della protezione delle PMI europee, garantendo loro un accesso non discriminatorio “.
Entro fine mese, gli Stati membri dell’Ue dovrebbero autorizzare l’apertura dei colloqui bilaterali sugli investimenti Ue-Cina, approvando un mandato negoziale elaborato dalla Commissione europea. Una volta raggiunto un accordo, sarà necessaria l’approvazione del Parlamento prima che esso possa entrare in vigore e andrebbe a sostituire i 26 accordi bilaterali di investimento che oggi gli Stati membri dell’Unione europea hanno con la Cina.
Marco Frisone
Dicono gli eurodeputati italiani:
Roberta Angelilli (Ppe): “L’accordo rappresenterebbe certamente un’occasione importante per il rilancio dell’economia europea, a patto che si stabiliscano delle regole di reciprocità chiare ed inequivocabili. Infatti gli investitori europei in Cina, incontrano troppe barriere, prima e dopo gli investimenti. Mentre al contrario gli investitori cinesi hanno ampio accesso al mercato europeo… la Commissione europea deve negoziare sulla base di alcuni principi fondamentali: reciprocità, protezione della proprietà intellettuale, tutela degli investimenti e degli investitori, tutela dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori. Inoltre non sarà più possibile tollerare la violazione dei diritti umani fondamentali”.
Lorenzo Fontana (Ecr): “D’ora in avanti potremo constatare davvero se l’Europa serve oppure no. Sappiamo le difficoltà che hanno avuto i nostri mercati e le nostre aziende con la contraffazione cinese e siamo quindi ben consapevoli di come l’Ue non debba essere arrendevole nell’arrivare a un accordo, ma anzi impegnarsi al massimo affinché la Cina venga messa davanti alle sue responsabilità”.