Per il presidente della Puglia la questione non deve essere discussa dai ministri dell’Interno: “L’immigrazione non è questione di ordine pubblico, gli Stati chiariscano cosa intendono fare”
Sul fronte dell’immigrazione l’Europa ha tutto da perdere: faccia, credibilità, identità. E le sta perdendo. Mancano impegni chiari e inequivocabili, ma mancano soprattutto politiche serie. È duro il giudizio di Nichi Vendola sull’Unione europea. La tragedia di Lampedusa “dimostra la meschinità dell’Europa”, colpevole a suo giudizio di “ambiguità” su un tema che divide in Italia e in Europa, accusa il presidente della Puglia in missione al Parlamento europeo a Bruxelles per l’apertura della settimana europea delle regioni (gli Open Days). Il nostro paese forse non sa come far fronte ai flussi e chiede maggior partecipazione europea, gli Stati membri devono ancor dar prova di solidarietà e la Commissione europea si trincera dietro il principio di autonomia delle nazioni. “Dipende dai Paesi membri, se vogliono darci strumenti e risorse finanziarie”, ha ricordato il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso. E in toni di condanna si è espresso il leader di Sel: “La vergogna è tutta italiana, e l’ambiguità è tutta europea”.
Domani a Lussemburgo della tragedia di Lampedusa discuteranno i ministri degli Affari interni, una decisione che non piace a Vendola. “Se la questione dell’immigrazione continua ad essere gestita come una questione di ordine pubblico e se su Lampedusa discutono i ministri degli Interni, allora il segnale è preoccupante, perché se il problema è come organizzare i respingimenti in mare allora vuol dire che l’Europa non esiste più”. Per Vendola “viene meno la cultura europea dell’accoglienza e dell’integrazione”. C’è poi un dubbio che alimenta la sfiducia del presidente della Puglia nell’Ue: cosa fare realmente adesso, dopo la tragedia dal conteggio di vittime ininterrotto. “Quando si dice che dobbiamo fare di più vorrei capire cosa, perché si può fare anche di più ma peggio”.
R.G.