Tra fortissime pressioni delle Lobby l’Aula di Strasburgo si esprimerà sulla proposta di revisione sul tema. Sul tavolo anche il bando per sigarette slim, pacchetti da dieci e aromatizzate. Lo scacchiere è frammentato e il rischio bocciatura reale
Da una parte Bruxelles e la lotta contro un vizio responsabile, più o meno direttamente, della morte di 700 mila cittadini europei ogni anno. Dall’altra gli interessi economici di un settore che, solo in Italia, dà lavoro ad oltre 1 milione e mezzo di persone nell’Unione. È uno scontro tra titani quello che andrà in scena domani nell’aula della Plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo sulla nuova direttiva tabacco. La posta in gioco è alta, le pressioni delle lobby fortissime e l’esito del voto quantomai incerto.
La proposta di revisione uscita dalla Commissione salute del Parlamento, su cui gli eurodeputati sono chiamati ad esprimersi domani, riguarda moltissimi aspetti. Dalla messa al bando delle sigarette slim (quelle con diametro inferiore ai 7,5 millimetri), dei pacchetti da dieci e delle sigarette aromatizzate, all’eliminazione di tutti gli additivi (come caffeina, taurina o vitamine). E ancora la questione pacchetti: secondo la proposta di modifica, il 75% della superficie delle confezioni dovrà essere ricoperto di avvertimenti per la salute. Fino ad arrivare al grande nodo della regolamentazione della vendita delle sigarette elettroniche. Per i deputati della Commissione salute dovrebbero essere assimilate a prodotti farmaceutici e quindi essere vendute, da un certo tasso di nicotina in su, soltanto in farmacia.
Non mancano però le obiezioni. Ppe ed Ecr hanno già presentato una serie di emendamenti per tentare di “ammorbidire” la direttiva. Tra questi la proposta di non mettere al bando le sigarette slim, quella di prevedere deroghe al commercio delle sigarette aromatizzate (specialmente quelle al mentolo) e di limitare al 50% della superficie delle confezioni di sigarette i messaggi anti-fumo. Su questo i liberal-democratici dell’Alde propongono una mediazione al 65%. Ppe ed Eld hanno anche presentanto emendamenti contro le restrizioni all’uso di additivi.
Lo scacchiere insomma è frammentato e la bocciatura tutt’altro che da escludere. Se socialisti, Gue e Verdi sembrano fortemente convinti a sostenere le proposte di revisione della Commissione, Ppe, Eld e conservatori, con i loro emendamenti, si sono dimostrati più vicini alle posizioni dell’industria del settore. A giocare il ruolo di ago della bilancia potrebbe quindi spettare ai liberali dell’Alde, che in passato non si sono dimostrati totalmente estranei alle richieste del l’industria del tabcco: a settembre anche il gruppo ha sostenuto la proposta di rinvio del voto in plenaria da settembre ad ottobre, un rinvio che in molti hanno letto come una vittoria delle lobby.
Comunque vada, il voto non sarà decisivo. L’Aula deciderà anche se concedere un mandato negoziale alla relatrice, la laburista britannica Linda Mcavan, che in questo caso dovrà cominciare la trattativa per il Consiglio per definire il testo finale. Nonostante questo gli occhi puntati su Strasburgo sono tanti. Pochi giorni fa i Ministri della Salute di 16 Stati membri (Austria, Belgio, Cipro, Estonia, Finlandia, Francia, Grecia, Ungheria, Irlanda, Lettonia, Malta, Olanda, Slovenia, Spagna, Svezia e Regno Unito) hanno inviato una lettera agli eurodeputati per ricordare come l’approvazione della direttiva migliorerebbe la salute di milioni di cittadini europei e per chiedere quindi di iniziare i colloqui con il Consiglio il prima possibile, in modo da cercare di raggiungere un accordo entro la fine dell’anno.
Dall’altro lato c’è chi ricorda i possibili danni, economici e in termini di occupazione, che arriverebbero con l’approvazione della direttiva, anche per il nostro Paese. Gli operatori italiani del settore (Unindustria, Federazione italiana tabaccai, Organizzazione italiana tabacchicoltori e Associazione professionale trasformatori tabacchi italiani) hanno inviato a tutti gli europarlamentari italiani una lettera. Oltre a ricordare che nel nostro Paese, l’industria coinvolge oltre 200 mila lavoratori, “dalla produzione agricola, dove l’Italia è leader assoluto nella Ue, al commercio al dettaglio” sottolineano: la proposta di direttiva, se approvata, “aumenterà il contrabbando, già in crescita nel nostro Paese, e conseguentemente i rischi per i consumatori derivanti da un prodotto meno controllato, creerà disoccupazione nel settore agricolo e del commercio, ridurrà significativamente le entrate erariali”.
Critico anche il Comitato economico e sociale europeo che oggi interviene sul tema sottolineando che, anche se la direttiva può “ridurre il numero dei fumatori, contrabbando e contraffazione diventeranno un problema ancora maggiore”. Non solo. “Le entrate fiscali si ridurranno drasticamente”, ricorda José Isaías Rodríguez García-Caro, relatore del parere del Cese sul tema: “Se la proposta entrerà in vigore, molti posti di lavoro saranno a rischio – aggiunge – e non possiamo permettercelo, soprattutto in un momento di crisi”.
Letizia Pascale