Silvia Costa: Ora nel post rivoluzione è fondamentale che le donne restino tra le figure che guidano il processo democratico nel formare i governi, nei partiti politici,nelle organizzazioni sindacali, nelle organizzazioni civili
La disoccupazione femminile nel mondo arabo è a livelli elevatissimi, nella maggior parte dei casi le donne sono destinate fin da piccole ai lavori di casa e a prepararsi al matrimonio, che avviene spesso entro i quattordici anni.
A volte sono gli uomini, i mariti, i padri, a non voler mandare a scuola le figlie, ma spesso sono proprio le madri, forse ormai rassegnate al loro ruolo, a non volere un’istruzione per le proprie figlie. Najat Aziz ha raccontato la sua storia in un video presentato al Parlamento Europeo “The threshold of the desert”, di Ramon Vila. “Sono andata a scuola-ha affermato la protagonista- perché mio padre ha insistito per farmi studiare mentre mia madre voleva che continuassi ad aiutarla nei lavori di casa”.
Najat Aziz ha completato tutti gli studi fino ad aprire una propria attività e ad organizzare dei corsi pre-scolari per i bambini, dove oltre ad essere istruiti imparano buone regole di igiene, di comportamento, sfidando la diffidenza iniziale dei genitori. Oltre il sessantacinque per cento delle donne nella regione di Mena, in Marocco, è analfabeta, una donna su tre risulta vittima di abusi.
Il dibattito ha affrontato temi come la necessità di un’azione per risolvere esigenze sociali: l’istruzione, l’inserimento nel lavoro, la costituzione di servizi sociali, il sostegno alle donne vittime di tratta e alle famiglie che soffrono da disoccupazione.
Silvia Costa, eurodeputata dei Socialisti e Democratici e relatrice sulla situazione delle donne in Nord Africa, intervenuta al dibattito, ha voluto sottolineare come prioritari alcuni punti: la partecipazione delle donne nei processi decisionali, il potenziamento del ruolo delle donne nella politica e nella vita pubblica, la lotta alla tratta e al traffico delle donne e in particolare delle rifugiate “Ora che siamo nel periodo post rivoluzione-ha affermato l’europarlamentare- dobbiamo capire che è solo l’inizio, che non è finita, è fondamentale che le donne restino tra le figure che guidano il processo democratico nel formare i governi, nei partiti politici,nelle organizzazioni sindacali, nelle organizzazioni civili”.
Secondo Dagmar Shumacher, Capo ufficio donne delle Nazioni Unite a Bruxelles, oltre a una legislazione contro la violenza, i matrimoni prematuri, la poligamia, è necessaria anche una legislazione che regoli la partecipazione politica e ha posto un interrogativo “le donne che partecipano negli organi decisionali grazie alle quote rosa vengono ascoltate o siedono semplicemente infondo nelle assemblee?”.
Dal dibattito è emerso che la parità tra uomo e donna è ancora lontana, ad esempio troppa è la disparità di salario anche in Europa: per le stesse ore di lavoro le donne guadagnano molto meno e lavorano due mesi in più ogni anno per avere lo stesso stipendio degli uomini.
Zita Gurmai. eurodeputata S&D, ha concluso l’incontro ricordando Anna Lindh, ministro degli esteri svedese, assassinata dieci anni fa e molto impegnata nella difesa dei diritti umani e ribadendo l’impegno dell’Unione Europea “L’Europa può giocare un ruolo più importante nel sostenere le iniziative e le ambizioni delle donne attraverso risorse e sostegno allo sviluppo dell’imprenditoria femminile. Le donne possono farcela ma con la partecipazione degli uomini”.
Irene Giuntella