Per il tribunale di Lussemburgo l’Italia non rispetta diritto comunitario in materia
I controlli su diritti di accesso a rete “spettano all’organismo di regolamentazione Ursf”
L’Italia non rispetta il diritto dell’Unione europea, in quanto non garantisce l’indipendenza del gestore dell’infrastruttura ferroviaria. A dirlo è la Corte di giustizia europea, in una sentenza emessa quest’oggi su un caso sollevato dalla Commissione europea sul sistema regolatorio italiano. La Corte di Lussemburgo vede mancanza di indipendenza del gestori dell’infrastruttura, Rfi (Rete ferroviaria italiana), controllata dal ministero dei Trasporti. Il dicastero svolge le funzione che dovrebbero competere all’Ufficio per la regolazione dei servizi ferroviari (Ursf), che costituisce l’organismo di regolamentazione del settore.
La liberalizzazione del trasporto ferroviario nell’Unione europea mira ad obbligare gli Stati membri a garantire alle imprese di tale settore un accesso equo e non discriminatorio alla rete ferroviaria. L’esercizio di funzioni considerate “essenziali” (come il rilascio alle imprese ferroviarie di licenze che conferiscono loro l’accesso alla rete ferroviaria, l’assegnazione delle linee ferroviarie e la determinazione dei diritti che devono essere versati dalle imprese di trasporto per l’utilizzo della rete) deve essere affidato a gestori indipendenti. Le leggi italiane assegnano la gestione delle funzioni “essenziali” tra Rfi – il gestore dell’infrastruttura sulla base di una concessione del ministero dei Trasporti – e lo stesso ministero. La Corte di giustizia europea rileva che a Rfi viene riconosciuto il calcolo dei diritti di accesso alla rete per ogni operatore e della loro riscossione, “sulla base delle tariffe fissate dal ministro”. A detta dell’organismo di Lussemburgo la determinazione dei diritti fissata di concerto con il ministro “vincola il gestore”. Per la Corte “sebbene il Ministro eserciti un mero controllo di legittimità, detto controllo dovrebbe tuttavia spettare all’organismo di regolamentazione, nel caso di specie all’Ursf”. Per cui, recita la sentenza, “la Corte ne trae la conclusione che la legge italiana non consente di assicurare l’indipendenza del gestore dell’infrastruttura”.
La sentenza della Corte di giustizia europea è stata sottolineata anche da Ferrovie dello Stato, di cui Rfi fa parte. La Corte, rimarca Fs, “ha stabilito il Gestore dell’infrastruttura Rfi non è oggi sufficientemente autonomo dal ministero dei Trasporti nella determinazione dei pedaggi, rispetto a quanto previsto dalle direttive comunitarie”. Una precisazione per ricordare che “l’indipendenza del Gestore dell’infrastruttura Rfi all’interno della holding Ferrovie dello Stato Italiane è già stata riconosciuta come conforme alle direttive comunitarie, tanto che la Commissione Ue aveva ritirato nell’udienza dello scorso 11 aprile, presso la Corte, la sua censura nei confronti dell’Italia”.
R.G.