Comunicazione dell’esecutivo sul rafforzamento dell’Unione economica e monetaria
Andor: “In troppi risentono effetti della crisi”. Il tedesco: “Finora interventi insoddisfacenti”
Con la crisi le divergenze economiche tra gli Stati del nord e quelli del sud stanno crescendo in maniera importante, e insieme ad esse disoccupazione e precarietà. Per questo bisogna rafforzare la dimensione sociale dell’Unione economica e monetaria e a questo scopo la Commissione europea ha pubblicato una comunicazione a Parlamento e Consiglio con le misure che intende intraprendere. Una comunicazione però che è stata subito bollata come “tardiva” e “non abbastanza ambiziosa” dal Presidente del Parlamento europeo.
Secondo l’ultima rassegna trimestrale il tasso di disoccupazione nelle regioni meridionali e periferiche della zona euro ha raggiunto una media del 17,3% nel 2012, rispetto al 7,1% nelle regioni settentrionali e centrali. Inoltre il tasso medio di giovani non occupati né impegnati in corsi di studio o formazione (cosiddetti Neet) ha raggiunto il 22,4% nelle regioni meridionali e periferiche, contro l’11,4% in quelle settentrionali e centrali e contemporaneamente la povertà è aumentata nei due terzi degli Stati membri. Nonostante timidi segnali di ripresa il tasso di disoccupazione giovanile ha raggiunto livelli senza precedenti – con una media Ue del 23% e picchi del 63% in Grecia – mentre quello di lunga durata è aumentato nella maggior parte degli Stati membri. La perdita netta di posti di lavoro ha coinciso, come se non bastasse, con l’aumento degli impieghi precari.
“Troppe persone si trovano a subire le gravi conseguenze sociali della crisi, e dobbiamo accelerare gli investimenti sociali e il sostegno alla creazione di posti di lavoro” ha dichiarato László Andor. Secondo il commissario europeo per l’Occupazione, gli affari sociali e l’inclusione “una ripresa sostenibile richiede ulteriori progressi nella riforma dell’Unione economica e monetaria, il che significa anche prestare maggiore attenzione all’occupazione ed ai problemi sociali e coordinare più da vicino le politiche occupazionali e sociali”. Per Andor “dobbiamo essere in grado di individuare e affrontare le principali sfide occupazionali e sociali, invece di lasciare che si aggravino le disparità all’interno dell’Europa”. Per questo l’esecutivo di Bruxelles afferma che occorre dedicare particolari energie all’attuazione della Garanzia per i giovani approvata dal Consiglio europeo del 27/28 giugno. Per la Commissione gli Stati membri dovrebbero inoltre continuare a modernizzare i rispettivi sistemi previdenziali nazionali per aumentare l’efficienza delle risorse disponibili ed ottenere il massimo risultato in termini di inclusione economica e sociale.
Per niente soddisfatto Martin Schulz che parla di una comunicazione “in ritardo” e “non abbastanza ambiziosa”. Secondo il Presidente del parlamento europeo “la Commissione europea deve intensificare la sua azione in materia di inclusione sociale”, un “obbligo” che invece “sembra aver lasciato insoddisfatto per qualche tempo”. Per Schulz “la lotta alla disoccupazione giovanile deve essere la principale priorità dell’Ue”, e perciò, oltre ai 6 miliardi di euro già stanziati “gli Stati membri dovrebbero investire risorse per assicurare l’attuazione del regime di garanzia per i giovani che hanno già sottoscritto”. Infine il Presidente si è augurato che i Paesi Ue sottoscrivano l’accordo raggiunto ieri con il Parlamento europeo che chiede che “il 25 per cento di tutti i fondi di coesione sia dedicato al Fondo sociale europeo”.