Il presidente della Bce: “L’instabilità politica minaccia la ripresa dei Paesi ma non tocca le fondamenta dell’area Euro”. E torna a spingere per le riforme
L’Italia non fa paura, perché qualunque cosa accada la zona Euro saprà assorbire gli impatti e resistere alle pressioni. Dopo giorni di allarmi e avvertimenti Mario Draghi riduce le tensioni dei Paesi e dei mercati. Il presidente della Banca centrale europea non vede i rischi di contagio paventati invece da altri. “Fasi di instabilità politica, come quella attraversata oggi dall’Italia, sono meno pericolose per l’Eurozona di quanto non sarebbero state in passato”, sostiene nel corso della conferenza stampa tenuta al termine della riunione del consiglio dei governatori della Bce. “I periodi di instabilità come quelli che hanno colpito la Grecia, il Portogallo e ora l’Italia, minacciano le prospettive di ripresa di questi Paesi ma non toccano le fondamenta dell’Eurozona come avveniva fino a un paio d’anni fa”. Questo perché “oggi l’Eurozona è più resistente di qualche tempo fa e per tre ragioni: i risultati di credibilità conquistata, la risposta della Bce con il programma di acquisti illimitato di titoli di Stato a breve termine sul mercato secondario (le Omt) e i progressi importanti di governance che l’Eurozona ha fatto nel 2012”. Il presidente della Bce esorta però a lavorare, perché la stabilità resta comunque un fattore determinante. Paesi come l’Italia, evidenzia, “devono portare avanti le necessarie riforme prima di tutto per il loro bene piuttosto che per la pressione dei mercati”.
Un monito, questo, rivolto anche a tutti gli altri membri dell’area Euro. Allo stato attuale “ci sono ancora rischi al ribasso sulla crescita”, rappresentati soprattutto dagli alti prezzi energetici dovuti a problemi geopolitici e rappresentanti da “l’insufficiente attuazione delle riforme nella zona euro”. Da Draghi arriva un nuovo richiamo ai governi. I paesi di eurolandia “non devono rallentare gli sforzi di riduzione del deficit e devono continuare a condurre il debito pubblico su una tendenza al ribasso”. Inoltre, alla luce della nuova politica comunitaria ‘Two pack’ sulle leggi di bilancio – che prevede, tra le altre cose, che i paesi presentino a Bruxelles i loro progetti di bilancio entro il 15 ottobre – i governi devono varare “piani di bilancio di respiro abbastanza ampio” da garantire una stabilità dei conti anche nel lungo termine. “I governi – continua il presidente della Bce – devono agire in modo più deciso per rafforzare gli sforzi per le necessarie riforme strutturali per il mercato del lavoro e dei prodotti”. Le riforme, ricorda Draghi, sono ineludibili perché indispensabili. “Servono non solo per aiutare i paesi a riguadagnare competitività e a riequilibrare tutta la zona euro, ma anche a creare un’economia più flessibile e dinamica che generi una crescita sostenibile e occupazione”.
Andare avanti con quanto stabilito finora è la condizione per dare credibilità all’Europa e arginare il crescente spirito anti-europeista ed euro-scettico in tutta l’area dell’Ue. “Dobbiamo avere attenzione per questa espressione di volontà popolare”, sostiene Draghi rispondendo a chi gli chiede se è preoccupato per le prossime elezioni europee alla luce della crescita di partiti come il partito euro-scettico tedesco AfD. “C’è un unico modo di procedere: andare avanti con i nostri tre pilastri”, vale a dire “continuare con le riforme” (questo spetta agli Stati), “continuare a garantire la stabilità dei prezzi” (questo è compito della Bce), e “continuare a lavorare sulla governance economica” (compito di Commissione europea ed Eurogruppo).
Renato Giannetti