Ci si è rivolti ad esperti nazionali per avviare una “mappatura” della società civile, delle Ong, delle organizzazioni che agiscono sul territorio
Che quello che in molti ora tristemente definiscono l’ “inverno arabo” sia un po’ meno sconosciuto di quanto fu la primavera. E’ questo lo spirito con il quale la Commissione europea e il Servizio esterno si sono messi al lavoro per tentare di mappare un po’ meglio quello che accade nelle società e nel mondo politico dei paesi del Nord-Africa, dopo che si è capito che erano, e in parte ancora sono, dei totali sconosciuti politici in Europa.
Le rivolte di due anni fa presero completamente in contropiede Bruxelles e buona parte dell’Occidente. Non si sapeva cosa stava per succedere, chi fossero le parti in campo, chi fossero i leader della rivolta. Non si sapeva, spesso, con chi si stava parlando e se c’erano magari altri interlocutori pronti a dialogare. Non era conosciuto il tessuto della società.
Ora si vuol porre rimedio e ci si è rivolti ad esperti nazionali di questi paesi, per tentare di fare almeno un elenco descrittivo delle forze politiche e sociali, delle Ong, quando ci sono, che agiscono. Il lavoro coinvolge anche paesi come l’Algeria, dove ancora di rivolte non si è avuta notizia. Il problema, facilmente superabile, sono i tempi. Da Bruxelles si sono concessi agli esperti spazi ridottissimi, solo alcune settimane, per mappare qualcosa di sconosciuto in paesi giganteschi. Si rimoduleranno le scadenze, ma questo però, pur nella buona volontà dimostrata, è un ennesimo esempio di scarsa conoscenza di realtà molto complesse e in paesi dove la democrazia come la intendiamo noi è sconosciuta, e dove, oggettivamente, le libertà politiche sono anch’esse sconosciute.