Approvata dalla commissione Agricoltura del Parlamento europeo la nuova Politica agricola comune, la voce di spesa principale del bilancio pluriennale dell’Ue, con circa il 40% di fondi ad essa destinati, poco meno di 400 miliardi in sette anni, ora attende solo il voto finale dell’Aula di Strasburgo, probabilmente a novembre. Ecco i punti principali della nuova Pac.
Finanziamento più equo
Comincia il processo di convergenza tra i livelli di aiuto, sia tra gli Stati membri che tra gli agricoltori. In questo modo si mira ad attenuare il gap tra il pagamento medio ricevuto dagli agricoltori nei vecchi e nei nuovi Stati membri. Nel 2020 nessun agricoltore dovrebbe ricevere meno del 65% della media Ue. Finora c’erano disparità tali che in due punti diversi dell’Europa per uno stesso servizio i lavoratori venivano rimborsati con somme di centinaia di euro di differenza.
Migliore definizione dell’agricoltore attivo
Agli Stati Membri viene data la possibilità di individuare, secondo criteri oggettivi, la definizione di agricoltore attivo. Si compilerà poi una black list con i proprietari terrieri che dovrebbero essere automaticamente esclusi dal finanziamento comunitario a meno che non dimostrino che l’agricoltura contribuisce a una quota sostanziale del loro reddito (prima molti terreni che non erano più destinati all’agricoltura continuavano a ricevere sussidi per diritto acquisito). Agli Stati membri resta la possibilità di estendere tale lista.
Trasparenza
Gli Stati membri saranno tenuti alla piena trasparenza di tutti i beneficiari – ad eccezione delle aziende ammissibili al regime dei piccoli agricoltori.
Il presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Paolo De Castro illustra le novità per l’Italia
Sostegno ai giovani
Per spingere il rinnovamento generazionale, agli agricoltori con meno di 40 anni al loro primo insediamento dovrebbe essere integrato un ulteriore 25% di sovvenzioni per i primi cinque anni di attività. Previsto anche uno schema piccoli agricoltori che prevede un premio a forfait e evita alcuni obblighi per le aziende al di sotto di una certa dimensione, riducendo anche la burocrazia.
Riduzione dei finanziamenti alle grandi aziende
Nessun tetto alle sovvenzioni ma una riduzione del 5% per i finanziamenti alle aziende che ricevono più di 150mila euro dall’Ue. Ai Paesi membri verrà lasciata la possibilità di aumentare questa percentuale su base volontaria.
Misure ambientali
Il 30% dei bilanci nazionali per i pagamenti diretti sarà subordinato al rispetto delle misure di “greening” obbligatorie (diversificazione delle colture, conservazione dei pascoli permanenti e la creazione di “aree di interesse ecologico”). Queste misure saranno introdotte in maniera graduale, per dare tempo e modo alle aziende di adeguarsi alle nuove norme e non riguarderanno le proprietà più piccole e in cui sarebbe difficile metterle in pratica e soprattutto trarne benefici. Esonerate le aziende di dimensione inferiore ai 10 ettari, tutte le colture arboree (mediterranee) e i prati e pascoli permanenti. Per le restanti aziende obbligo di 3% della superficie ad area ecologica.
Misure per combattere le volatilità dei mercati
Per aiutare gli agricoltori a far fronte alla volatilità del mercato e a rafforzare la loro posizione contrattuale sui prezzi, la riforma fornisce alle organizzazioni di categoria nuovi strumenti. Verranno favorite le assicurazioni e incentivata l’aggregazione dei produttori per fare in modo che, insieme, possano meglio gestire l’offerta con una riduzione della produzione quando i prezzi sono bassi o vice versa stimolarla quando sono troppo alti.
Meno burocrazia
La riforma si ripropone di eliminare l’inutile burocrazia e rendere più facile la vita degli addetti al settore, lavorando nel contempo a fare sì che le sanzioni siano proporzionate all’entità delle eventuali violazioni. Sarà modificata la domanda per accedere ai premi, che avrà validità multiannuale ma con conferma annuale, e verrà introdotto un sistema di allerta rapido che avviserà l’agricoltore quando sta per incorrere in sanzioni non gravi. Questo servirà a distinguere bene una frode da una inadempienza.
Flessibilità tra i pilastri
L’accordo prevede per gli Stati Membri la possibilità di trasferire il 15% delle risorse dal primo al secondo pilastro, ovvero dai pagamenti diretti per il sostegno al reddito alle misure per lo sviluppo rurale e, viceversa, la possibilità del trasferimento dallo sviluppo rurale ai pagamenti diretti del 15%, percentuale che può arrivare al 25% per i nuovi Stati membri – ovvero chi è sotto il livello medio di aiuti nei pagamenti diretti.
Sviluppo rurale
La politica di sviluppo rurale manterrà l’attuale concetto di base: gli Stati membri o le regioni continueranno ad elaborare programmi pluriennali propri sulla scorta della gamma di misure disponibili a livello Ue, secondo le esigenze delle proprie zone rurali. Tali programmi saranno cofinanziati dalle dotazioni nazionali. Importi e percentuali di cofinanziamento saranno discussi nel contesto del bilancio pluriennale dell’Ue. Le nuove regole comunque offriranno un approccio più flessibile di quello attuale.
Zone soggette a vincoli naturali o svantaggiate
Gli Stati membri, o le loro regioni, possono concedere un pagamento supplementare, non superiore al 5% della dotazione nazionale, alle zone soggette ai vincoli naturali specifici definiti dalle norme sullo sviluppo rurale.
Latte, zucchero e vino
Quote latte via dal 2015, nessuna “rete di sicurezza” a sostituzione delle quote se non quella del pacchetto latte. Quote zucchero via dal 2017. Via i diritti di impianto dei vigneti, verso il nuovo regime di autorizzazioni a partire dal 2015.
Per saperne di più:
– La Commissione Agricoltura dell’Europarlamento dice di Sì alla nuova Pac
– Accordo finale sulla Pac: “Un successo importante”
– A Strasburgo passa una Pac più trasparente e flessibile
– Leggi la spiegazione punto per punto della Pac fatta dalla Commissione europea