Siccome tradurre significa trasporre un concetto da una lingua all’altra, se c’è una regola nell’arte della traduzione, è che non si può tradurre quel che non ha significato, perché il filtro dell’altra lingua impietosamente arresta ogni insensatezza. Sfido dunque tutti i traduttori del mondo a tradurre in qualsiasi lingua la nuova formula del “diversamente berlusconiano” appena scaturita dalla nostra esuberante vita politica. È vero che in italiano l’aggettivo “diverso” ha una lunga tradizione di ipocrisia. Diciamo che qualcuno è diverso per intendere che è meglio, che in un certo senso non è quel che è. Tutti ci siamo innamorati di lei che era “diversa” dalle altre, tutti ci sogniamo diversi da quel che siamo, tutti vogliamo fare qualcosa di diverso. Diverso è bello, poco importa da cosa. Del resto, solo noi chiamiamo diversamente abili quelli che intendiamo esattamente l’opposto di abile. Ma non è solo colpa nostra, c’entra molto anche la nostra lingua, troppo antica, troppo ricca di etimologie differenti, troppo satura di significati. “Diverso” nello Zanichelli vuol dire di tutto, da divergente a insolito, da malagevole a strano, da orribile a non conforme e come eufemismo, anche omosessuale.
“Ah, essere diverso…/ significa non essere innocente…” scriveva Pasolini. Dunque un “diversamente berlusconiano” può essere tutto ciò e inevitabilmente finisce per avere un effetto anche sul berlusconiano puro o “ugualmente berlusconiano”. Con conseguenze inevitabili per Berlusconi stesso. Come si raffronterà il Cavaliere al diverso da lui? Vi riconoscerà anch’egli un miglioramento di sé, in coerenza con l’uso italiano del termine, o una degenerazione? Ma che ne sarà di Berlusconi se approvasse l’azione dei “diversamente berlusconiano”? Gli toccherà andare in analisi o se la caverà con una smentita? Di chi? Di sé o del diverso da sé? E quanto diversi saranno fra loro i diversamente berlusconiani? Potranno stare in un solo partito o ne serviranno diversi? Dobbiamo aspettarci una Forza Italia Diversa e una Diversa Forza Italia? Ma poi, non è che a forza di diversità si può tornare alla norma? È cioè possibile che, come accadeva un tempo agli opposti estremismi, un molto diversamente berlusconiano finisca per raggiungere un molto ugualmente berlusconiano? E quando gli opposti berlusconismi si toccano, cosa rimane in mezzo? Tutte fatali domande che aspettano risposte diverse.
Diego Marani