La Politica agricola comune passa il primo esame dell’Aula, in plenaria a novembre
Il presidente De Castro (S&D): “Un grande risultato”. Scottà (Efd): “No, testo insufficiente”
Nessuna sorpresa in Commissione Agricoltura del Parlamento europeo. I deputati hanno approvato il testo della nuova Politica agricola comune (Pac), dopo le ultime modifiche in seguito all’ultimo trilogo della settimana scorsa. “Un risultato negoziale straordinario che per la prima volta nella storia della Pac ha visto il Parlamento europeo, istituzione democraticamente eletta dai cittadini dell’Unione, migliorare significativamente le proposte di regolamento” ha esultato il presidente della commissione Paolo De Castro. In tutto si trattava di 4 dossier: “Pagamenti diretti”, relatore Luis Manuel Capoulas Santos (S&D) (31 sì, 8 no e 2 astensioni); “Organizzazione comune dei mercati (Ocm)”, relatore Michel Dantin (Ppe) (27 sì, 14 no e 0 astensioni); “Sviluppo rurale”, relatore Santos (35 sì, 3 no e 3 astensioni); “Finanziamento gestione e monitoraggio”, relatore Giovanni La Via (Ppe), (35 sì, 6 no e 0 astenuti).
Se uno solo dei dossier fosse stato respinto, l’intera Pac sarebbe saltata, per questo De Castro ha più volte invitato i colleghi ad accettare un testo che “seppur non è quello che avremmo voluto” era pur sempre “il miglio accordo possibile in queste condizioni”. Non è stato dello stesso avviso il leghista Giancarlo Scottà, che ha definito il compromesso raggiunto con il Consiglio “insufficiente” perché a suo avviso “non c’è stato un impegno concreto nel voler abbattere la burocrazia”. Inoltre per Scottà “il compromesso che riguarda le norme ambientali sul greening, già difficilmente accettabile in linea di principio per un’area come quella del nostro Nord, caratterizzata da una spiccata agricoltura di tipo intensivo, si è trasformato in una selva di opzioni difficilmente applicabili sul territori”. Per questo il leghista ha votato contro tre dossier, e ha dato il proprio assenso solo a quello sull’Ocm perché “garantisce i nostri viticoltori sul progressivo abbandono del sistema dei diritti d’impianto, incentiva l’aggregazione degli operatori attraverso un approccio di filiera e prevede l’utile sostegno all’ammasso privato dei formaggi a denominazione, elemento fondamentale della nostra zootecnia”.
Ora il testo definitivo attende solo la conferma, ormai praticamente scontata, dell’Aula di Strasburgo, dove approderà probabilmente nella plenaria di novembre.