A volte, quando si vuole promuovere qualcosa, se si utilizza il tono, la musica, le immagini o il testo sbagliati, il rischio che si corre è che la gente finisca col pensare l’esatto opposto di quello che si stava tentando di comunicare. Ecco un classico esempio.
Questa è stata la settimana di apertura dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA, per gli amici). Ogni anno nel mese di settembre – e incubo ricorrente per i newyorkesi – l’apertura della Assemblea Generale diventa il palcoscenico dei leader da tutti i paesi del mondo:
– Per vedere e per farsi vedere;
– Per dire cosa passa loro per la testa in quel particolare periodo (Obama = Siria; Dilma Rousseff = NSA e così via);
– Per incontrarsi formalmente o informalmente, e quando dico informalmente intendo ‘oh, ci siamo appena incrociati nel corridoio ‘ – si, vabbè; o
– Per rimarcare che non si vuole incontrare qualcuno. Ci siete ancora?
Anche quest’anno, l’UNGA ha attirato i media di tutto il mondo. È certo un evento importante di politica estera perché sono tutti in città, ma non viene presa nessuna decisione fondamentale – e certamente non vincolante – si tratta pur sempre dell’Assemblea Generale, non del Consiglio di Sicurezza. Una settimana frenetica, dove la maggior parte dei partecipanti va – o meglio corre – da un evento all’altro sparsi in città che sia un evento organizzato dalle Nazioni Unite o meno. Alla fine della settimana, ognuno se ne torna a casa sua stanchissimo e tutti – forse dovrei dire i media – si dimenticano quasi completamente dell’Assemblea Generale fino all’anno successivo. Prima di accusarmi di essere la solita cinica, vorrei dire che trovo questa occasione abbastanza unica, un luogo dove “il mondo” si riunisce per discutere ed uno dei pochi posti – se non l’unico – dove alcuni leader possono parlare, essere ascoltati ed incontrarsi. E forse nel grande schema delle cose – come dicono gli inglesi – il fatto che i discorsi e le discussioni portino a ben poco non è né sorprendente né il punto.
Eppure, credo non ci siano molti dubbi sul fatto che, pur essendo un’arena importante, questa settimana non ha mai cambiato, e probabilmente non lo farà mai, il corso della storia. Parli ora chi di dubbi ne ha o taccia per sempre.
Dopo il lungo preambolo, date per favore un’occhiata a questo video – nella homepage del sito delle Nazioni Unite:
‘HISTORY IS HAPPENING NOW ‘ ? Ma per favore.
A parte l’errore tecnico delle due citazioni (prima Ban – Ki Moon e poi Ellen Johnson Sirleaf che fanno un elenco; ma mentre la presidente della Liberia sta parlando di problemi da eliminare, il primo si riferisce a principi e valori da difendere. Direi un montaggio non eccezionale). Ben più importante è il fatto che lo stile, la musica (una sorta di colonna sonora à la Mission Impossible ), la grafica (cioè il testo scritto), danno l’impressione che questa settimana sia a dir poco cruciale, che il mondo non sarà mai più lo stesso – e questo grazie a uno tipo Tom Cruise che verrà a salvarci tutti, passando dal tetto del Palazzo di Vetro, perchè le porte non sono cool.
La reazione istintiva dopo aver visto un video del genere è quella di iniziare a pensare a tutto quello che questa settimana NON è; e che il mondo in fondo non cambierà di una virgola. Alla fine, tutti questi pensieri vi porteranno alla realizzazione che in realtà, nonostante le grandi speranze e la retorica emotiva di un simbolo come quello delle Nazioni Unite, questa organizzazione goffa e arrugginita non è riuscita a dare i risultati promessi alla sua nascita; in primo luogo perché i suoi Stati membri non sono riusciti ad accordarsi su quali questi risultati dovessero essere. Quindi vedete? L’esatto contrario di ciò che i creatori del video volevano senz’altro comunicare. Non ideale. Per carità, che si promuovano le Nazioni Unite e anche l’Assemblea Generale, ma sarebbe più utile se quello che si dice – e soprattutto il modo in cui lo si dice – fosse una rappresentazione accurata di ciò che questa settimana è veramente.
Interessante – e eurocentrica – nota a margine: mi è stato fatto notare che nel video non si vede nemmeno un rappresentate di un paese della UE – per favore correggetemi se sbaglio – Un chiaro messaggio, direi, teso a dimostrare una effettiva o presunta diminuzione di influenza del vecchio continente all’interno delle Nazioni Unite e più in generale in politica estera. In questo caso ho paura che fosse proprio questo il messaggio che il video voleva comunicare, non il suo contrario. Momento di riflessione.