Devo dire la verità, a me tutta questa storia della pasta Barilla, voglia scusarmi l’editore, mi sembra una cagata pazzesca.
Faccio due premesse.
La prima, io la pasta Barilla non l’ho mai comprata perché non mi è mai piaciuta.
La seconda, senza stare qui a srotolare la pergamena di ciò che ho fatto e non ho fatto nella vita, dico solo questo: che nessuno si azzardi ad insinuare che sono omofobo perché vi assicuro che sarebbe decisamente fuori strada.
Quando due giorni fa ho visto tutto questo pandemonio sul web, la prima cosa che ho fatto, sono andato ad ascoltarmi la versione originale ed integrale di quello che ha detto il signor Guido Barilla a Radio 24.
Cosa che, sarei pronto a scommettere, la maggior parte degli indignati non ha fatto.
E ci sono rimasto di sale, perché a mio avviso le risposte del signor Barilla sono state sicuramente maldestre, ma tirate per i capelli e poi strumentalizzate. Risposte ingenue, oltretutto, perché La Zanzara è una di quelle trasmissioni un po’ così, che stuzzica, provoca, e alla fine ci finisci dentro male.
Io non ho studiato comunicazione, ho studiato le scale pentatoniche, ma credo di poter affermare con una certa sicurezza che salvo rare eccezioni, durante un’intervista in radio, a un giornale, in televisione, sono i conduttori che hanno il coltello dalla parte del manico, non gli ospiti.
Se vogliono farti passare per un signore, ti portano a rispondere da signore, se vogliono farti passare da barbagianni, ti portano a rispondere da barbagianni.
La Zanzara, Le Iene, Striscia la Notizia, che non so neppure se esistono ancora che io la televisione non la guardo da vent’anni, quello che gli interessa è montare su dei pandemoni, per provocare, talvolta a fin di bene, altre volte meno.
Zanzara: “Lei non farebbe mai uno spot con una famiglia omosessuale seduta a un tavolo?”
Barilla: “No, non lo farei (…) perché non la penso come loro e penso che la famiglia a cui ci rivolgiamo noi è comunque una famiglia classica”
Io non mi sento indignato da questa risposta. Non la condivido, se io fossi il direttore della Barilla avrei risposto in altro modo, ma io non sono il direttore della Barilla.
Voglio dire, uno ha un’azienda.
Produce un bene, ha un target e un immaginario classico per il suo prodotto.
Paga per promuovere il suo prodotto.
Ecco, sarà libero di scegliere l’immagine che vuole, per illustrare il suo prodotto? Gialli, bianchi, neri, etero, omo e quant’altro?
Questo signore è scivolato sulle risposte, facendo una figura anche un po’ da imbecille se vogliamo, ma io capisco il suo ragionamento.
Personalmente apprezzerei maggiormente uno spot con una coppia non classica, qualunque cosa possa significare, che a me solo vederla, la famiglia classica della Barilla, mi viene la claustrofobia.
Ma è la sua stracazzo di pasta, che manco tiene la cottura, lui spenderà dei milioni di euro in pubblicità, sarà pur libero di farla con una maledettissima e claustrofobica famiglia classica, no? O deve sentirsi obbligato a fare uno spot con dei finocchi, per essere alla moda e politicamente corretto?
Chiedo scusa all’editore, ma questa volta sono furioso.
Tutta la pubblicità del mondo è basta sul pelo di figa, quando va bene spunta qualche maschio muscoloso appena uscito dalla doccia che entra in una stanza con cinque donne mezze nude, e voi vi indignate perché il signor Barilla dice che lui ha come immaginario una famiglia classica?
Io mi indigno quando apro un giornale per donne e vedo che il modello di donna che questo propone, è esattamente il modello che le donne credono essere il modello di donna che dovrebbe piacere a un uomo.
Dei pezzi di gnocca lobotomizzati con dei diamanti al collo e la schiena nuda, con delle bocce di profumo da mezzo litro in mano.
Questo non vi indigna, no.
Barilla sì.
Zanzara: “Lei è contro il matrimonio omosessuale ad esempio.”
Barilla: “No, il matrimonio omosessuale pensi che io lo rispetto, perché tutto sommato riguarda le persone che vogliono contrarre matrimonio.”
Su questa risposta però, cara Zanzara, non ti sei soffermata. Ma pensiamo a quante volte in Italia abbiamo sentito urlare il contrario, e non da chi produce pasta ma da chi produce leggi.
Quelli però non vi indignano, no.
Barilla sì.
La vera notizia di due giorni fa non era quella dell’obsoleta visione della famiglia da parte di un imprenditore di nome Barilla, bensì la notizia che tutti i parlamentari del Pdl sarebbero disposti a dimettersi se per Mr. B. passasse la decadenza dal Senato. Che sarebbe cosa buona e giusta, visto che continua ad essere giudicato colpevole in qualunque commissione e da qualunque parte si rigiri la frittata.
Questo però non vi indigna, no.
Barilla sì.
Purtroppo per l’immagine dell’Italia, l’hashtag #ingalera non è mai neppure stato inventato, mentre #boicottabarilla sta andando a gonfie vele in tutto il mondo.
Il colmo dei colmi, poi, è stato vedere alcune reazioni alle opinioni di Massimo Gramellini e Selvaggia Lucarelli, ovvero le uniche voci che hanno provato a dire che che forse non era il caso di indignarsi sulla questione Barilla.
A leggere queste opinioni, alcuni indignati, manco a dirlo, si sono indignati.