Colonna sonora: Venga Boys – We’re going to Ibiza
Finalmente mi è stato offerto un viaggio tutto spesato per fare un reportage, ben pagato, sulla situazione in medioriente, ripercorrendo i movimenti ed i cambiamenti endemici della primavera araba fino alla crisi siriana, in compagnia di un fotografo professionista del Nescional Geografic.
Innanzitutto ho cercato “endemico” sul dizionario, poi ho controllato il calendario e mi sono reso conto che in quelle date avevo già in programma un viaggio molto interessante: ho dunque proposto al giornale un reportage alle stesse condizioni su Ibiza, ma mi ha insultato e attaccato in faccia scuotendo la testa. Lo so perché eravamo in videochiamata.
Poi mi è venuto in mente che dovevo inventarmi qualcosa per la rubrica di eunews e così ho unito due piccioni con una fava (si, ho l’hobby degli esperimenti genetici).
L’unica ferrea regola applicata nell’isola senza regole è “QUELLO CHE SUCCEDE A IBIZA RIMANE A IBIZA”, quindi dopo questo reportage sarò costretto ad entrare in un programma di protezione e vivere nascosto e sotto scorta. Lo Stato per risparmiare ha pensato bene di mettermi come coinquilino Roberto Saviano, pensa cheppalle.
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Se dici “Ibiza” tutti pensano ad un carnaio rumoroso di ragazzini sudati e drogati che ballano 24 ore su 24. Niente di più sbagliato: tra settembre e ottobre l’isola è piena di adulti over 50 che vanno in spiaggia e pranzano col pesce fresco negli eleganti ristorantini sul lungomare, mentre la notte placidamente si drogano sudano e ballano, ma al massimo fino alle 7, che hanno una certa età.
Iniziamo col puntualizzare che Ibiza non è un agglomerato di eco-mostri stile Benidorm e anzi fa parte del patrimonio dell’UNESCO per biodiversità (no, non è una riserva naturale di discotecari, si parla di specie ed ecosistemi marini) e cultura (no, non quella dei club, si parla di architettura e rovine storiche), ha delle splendide spiagge ancora incontaminate e un mare cristallino (per chi riesce a riprendersi dalla notte precedente ed allontanarsi dalla “Vila”, nome locale di Ibiza Town) e deve la sua fama di “luogo del proibito” alle colonie di fricchettoni che già negli anni 60 iniziarono ad usarla come meta di vacanze e viaggi (in realtà da molto prima, dai tempi di Plinio il Vecchio, ma ancora non era stato sintetizzato l’LSD quindi non conta).
E’ molto raro ma ancora possibile incontrare alcuni esemplari di questi freak vintage, più o meno integrati. Il primo lo avvistiamo sulla playa de Salinas: pelle trasformata in cuoio per il troppo sole, assenza integrale di costume, capelli grigi raccolti in un codino alto, collanina d’osso e vecchia chitarra con accordi di Bob Dylan, incluse due sorridenti ragazzette (sui 48 anni) in ammirata contemplazione. La scena potrebbe anche essere suggestiva, se non fosse che l’unico suono udibile in quel punto è la musica house della cassa poco sopra le loro teste, sparata a palla dal dj del bar, quasi coetaneo dell’hippy ma dal percorso culturale profondamente diverso.
Nei pressi del chiringuito stanno tutti sorseggiando la famigerata “sangria blanca”, che a logica dovrebbe essere più leggera e rinfrescante di quella classica, nella pratica è una botta alcolico-glicemica mostruosa, per quanto rinfrescante, e per una buona quarantina di minuti sveniamo sugli asciugamani.
Apro gli occhi una prima volta e mi ritrovo davanti cinque figure completamente nere, interamente avvolte da tutine tipo Diabolik, penso di sognare e torno nell’oblio. La seconda volta vedo due gorilla armati di banane giganti, penso di stare impazzendo e mi ributto giù. La terza volta passa un corteo composto da Minnie, Pluto, Biancaneve, Tazmania Devil e due Wonder Woman maggiorate. Proprio queste ultime due mi si avvicinano fugando ogni dubbio: sono morto.
Invece siamo finalmente entrati in contatto con una delle mille sfaccettature dell’attrazione clou di Ibza: le discoteche. Questi allegri gruppi mascherati sono i PR delle varie serate, che fanno il giro delle spiagge e delle strade distribuendo braccialetti per gli ingressi o prendendo i nomi per le liste (i prezzi variano dalle 30 alle 50 euro, a seconda della lochescion e dell’importanza del dj). Il mio preferito è quello dell’Amnesia, formato da una decina di valchirie in costume sexy perizomato e stivali neri, che scandiscono all’unisono, marciando: “Qui? Marco Carola! Donde? All’Amnesia! Quando? Esta noche!”. Una poesia.
Ci facciamo mettere in mezzo per una festa, l’unica a ingresso gratuito, la sera seguente ed una per sabato.
Tutto gira intorno alle discoteche.
I cartelloni pubblicitari sull’autostrada sono solo spot di club e party, i punti prevendita sono praticamente ovunque, ci sono i negozi ufficiali per il (carissimo) merciandaising di ogni locale, i manifesti delle serate li trovi anche nei ristoranti e nelle botteghe degli artigiani, ci sono autobus pubblici che fanno il giro dei locali. E’ come se le discoteche rappresentassero i monumenti nazionali più importanti.
Riccardino è di Pesaro e da otto anni fa le stagioni come barman a Ibiza, ovviamente vende anche i biglietti:
“Allora ragazzi, avete solo tre sere buone e DOVETE vedere tutto sennò non c’ha senso, quindi domani andate all’USHUAIA che tanto è pomeridiano e a mezzanotte finisce, è house ma è una festa capito? poi uscite bevete qualcosa e andate al PRIVILEGE che c’è una serata da paura coi gonfiabili le piscine e tutta gente colorata, è divertentissssimo, musica un po’ commerciale ma poi ci sarebbe l’after, certo magari come prima sera passate, anche se lo SPACE è fichissssimo, c’è la serata TROYA, se volete vi do il braccialetto gratis, poi sabato c’è l’Amnesia, cioè l’Amnesia per forza capito? è la discoteca più famosa, c’è tuttabellaggente animazione simpaticissssima, state fino alle 3 e poi ve ne andate al DC10, che quello è solo un capannone che punta tutto solo sulla musica, capito? musicone fino all’alba, senza fronzoli, e poi per chiudere domenica vi fate il PACHA che c’è un seratone un po’ più fighetto ma con dj-set SPETTACOLARE e poi afterino al DESTINO che pure se non trovi i biglietti fregatene e vacci lo stesso, qualcosa ti inventi, capito?”.
Dopo questo monologo sono esausto, l’idea di tutto quel trambusto m’ha stressato più del lavoro, sarebbe peggio che farsi tutti i monumenti di Roma in un giorno solo, a 35 gradi, per non parlare dei soldi che se ne andrebbero:
“Beh ragazzi è chiaro che devi mettere in conto sulle cen’cinquanta a serata, calcola che a parte gli ingressi poi devi bere, i drink vanno dai 15 ai 20 o in alta stagione pure di più, le birre da 10 a 13 e l’acqua… beh l’acqua dagli 8 ai 10… eh si lo so qui si violano i diritti umani ma che devi fare? Allora quanti biglietti?”.
Lasciamo Riccardino col suo punto interrogativo e ce ne andiamo mestamente a dormire, pieni di dubbi su questo viaggio e quest’isola fuori dalla realtà.
Francesco Cardarelli
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Per questioni editoriali e di marketing il reportage si ferma qui: non mancate la prossima puntata, in cui incontreremo gli altri fricchettoni, sapremo cosa succede ad Ibiza in inverno, andremo finalmente a fare quattro salti, capiremo la drammatica situazione di un ballerino solitario sotto al sole inzialmente preso in giro e indagheremo sul misterioso Ministero del Fomento.
LA ISLA BONITA parte 2 – NIGHTLIFE, tra sette giorni su queste pagine.