La stampa europea tenta, come si dice tra giornalisti, di “tenere su” le elezioni tedesche, ma non si riesce a dare un vero appeal ad un evento fondamentale per l’Europa. I sondaggi non aiutano e da giorni e giorni si leggono ancora le stesse analisi secondo le quali ci sarà, con ogni probabilità una nuova edizione della grande coalizione. Se sarà così, con qualsiasi differenza percentuale, però vorrà dire che Angela Merkel avrà perso, poche balle.
Proviamo a ragionare su questa base previsionale, ben sapendo che gli elettori spesso amano smentire i sondaggi e dunque magari stiamo, tutti, parlando del nulla.
Otto anni fa la cancelliera allieva di Helmut Kohl ebbe un bel risultato elettorale, ma non vinse, non potè governare se non grazie all’alleanza con i socialdemocratici dell’Spd, l’altro polo della politica tedesca ed appunto si fece la Grande coalizione, che non è un’alleanza di governo tra simili, ma la responsabile assunzione della guida del paese quando le urne così chiedono. Ma non è quello che avrebbe mai voluto né la Cdu né l’Spd. Andò benino, soprattutto per Mekel.
Quattro anni fa si torna al voto e l’esito è l’alleanza, questa quasi naturale, tra democristiani e liberali, un piccolo partito che non riesce ad avere una presenza costante nelle assemblee parlamentari varie della Germania. Praticamente i liberali non sono esistiti in questi quattro anni. Personale politico in generale (e ai vertici) spesso mediocre, qualche piccolo scandalo hanno fatto sì che la regina incontrastata della maggioranza fosse Angela.
Ha fatto dunque la sua politica, Merkel, senza nessun vincolo. Tutto quel che ha realizzato è farina del suo sacco, in Germania come in Europa. Ora pare però che nonostante questa favorevole situazione i liberali potrebbero restare fuori dal Parlamento nazionale, come già è accaduto in quello bavarese (e vista la loro inconsistenza è anche giusto che sia così) ma i democristiani non dovrebbero avere la maggioranza e, dicono i sondaggi e i germanologi, si dovrà tornare a quattro anni fa, con i socialdemocratici al governo. Quindi, semplicemente, al di là dei numeri relativi, Merkel avrebbe perso le elezioni, con un asse del governo decisamente più spostato a sinistra. Non abbiamo idea, è presto per dirlo, se Merkel pagherà il prezzo delle politiche condotte in Europa, o piuttosto di non essere riuscita, ad esempio, a favorire l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro.
Fatto sta che dopo otto anni si torna al punto di partenza.
Lorenzo Robustelli